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Operatori in un reparto di terapia intensiva

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COSENZA – Un anno dopo in Calabria ci sono soltanto ventitré posti letto in più in terapia intensiva sui 134 previsti nel piano di ampliamento. Posti che in realtà non sono neanche fisicamente operativi. Semplicemente “attivabili” alla bisogna ma comunque conteggiati da Agenas come disponibili. E non è un problema esclusivamente legato all’emergenza covid e ai giochi di percentuale sulle zone gialle, è una questione che interessa l’intera sanità calabrese, ultima in Italia per numero di posti letto disponibili e molto al di sotto della soglia dei 14 posti ogni 100mila abitanti stabilita per legge.

Il punto è che dai 146 posti iniziali si è arrivati ai 169 a fatica. Il piano di conversione e ampliamento approvato nel decreto 91 del 2020 dall’ex commissario Cotticelli è rimasto sostanzialmente sulla carta soprattutto per il ritardo sulla distribuzione dei fondi.

All’ospedale di Cosenza, per esempio, il trasferimento delle risorse necessarie all’avvio (poco più di due milioni di euro) è stato disposto a maggio di quest’anno. Prima di quella data i passi avanti sono stati comunque pochissimi. A fine aprile, dati del ministero, la Calabria aveva attivato 16 posti letto in più in terapia intensiva dei 134 previsti dal piano nazionale, solo 11 invece dei 136 totali previsti in semi-intensiva.

Nonostante le ondate e la quasi totale conversione degli hub principali in ospedali, il crollo verticale delle prestazioni non covid nel 2020 e l’oggettiva debolezza degli spoke mal attrezzati per affrontare l’emergenza si procede ancora a piccoli passi su un argomento fondamentale. Due giorni fa il commissario Longo ha chiamato a raccolta i manager delle strutture per fare il punto sul numero dei posti letto, l’obiettivo è quello di aumentare la disponibilità non solo nelle terapie intensive.

Il fatto che la Calabria abbia sfiorato una dichiarazione di zona gialla a seguito dell’aumento di ricoveri degli ultimi giorni è stata un po’ la scintilla. La strategia è comunque quella di riaprire qualche reparto covid chiuso all’inizio dell’estate. La questione spinosa è più a lungo termine e non riguarda tanto la capacità delle strutture ospedaliere o la disponibilità di strumentazione adatta ad allestire questi posti.

Il nodo vero è ancora quello del personale che manca. Poco tempo fa a Cosenza era stato sollevato il problema degli anestesisti, da sempre merce rarissima nella sanità calabrese. L’operazione ampliamento, seppur minima, va chiusa entro la prossima settimana, prima che il prossimo monitoraggio sposti la regione in gialla.

I numeri di ieri sono comunque sostenuti: 282 nuovi casi su poco meno di cinquemila tamponi. Due i decessi che portano il totale delle vittime dall’inizio della pandemia a 1.296. I ricoveri sono in calo di due unità in area medica (122), ma ci sono tre nuovi ingressi in terapia intensiva (12). Questo significa il 7% dei posti occupati nelle terapie intensive e il 15% in area medica. Dati limite che certificano l’ennesima beffa: si rischia una chiusura per colpa di un piano lasciato a metà.

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