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CROTONE – Raccontava la condizione della donna in Afghanistan e inviava i suoi  report anche all’Onu, ma dopo il ritorno dei talebani a Kabul per Torpekai Amarkehl, 42 anni, era diventato sempre più difficile potere proseguire la sua professione nel suo paese.

Così, nell’estate del 2021 ha deciso di lasciare l’Afghanistan, a piedi, per raggiungere l’Italia. «Il suo sogno era quello di fare la giornalista in Italia – racconta  tra le lacrime la sorella Mina, 50 anni, arrivata in auto dall’Olanda  dove vive -. Era laureata in giornalismo all’Università di Kabul e una grande passione per il giornalismo.

Collaborando anche con l’agenzia  Unama News Amava fare interviste, raccontare le donne. Ma con i  talebani che bussavano ogni sera alla porta, era diventato impossibile. Così ha deciso di partire». L’ultimo messaggio di Torpekai alla sorella è di mercoledì, 22  febbraio, alle 20.43, ma non ha detto alla sorella che quella sera si  sarebbe imbarcata dopo poche ore su quella carretta del mare maledetta che all’alba di domenica si sarebbe schiantata contro una secca a  poche metri dalla costa di Steccato di Cutro (Crotone).

Con Torpekai  sono morti anche altri membri della famiglia, che si erano messi in  viaggi con lei per sfuggire al potere dei talebani. All’appello manca  ancora una bambina di 7 anni, Ayesha, il cui corpo non è stato ancora rinvenuto. Mina ha saputo del naufragio solo dalla tv all’indomani  mattina. «Ho chiamato mio fratello che si è messo in contatto con lo scafista che stava in Turchia – racconta -. Quello a cui sono stati  dati i soldi, di Torpekai e i bambini. Per lei un pagamento di 10mila dollari e per i bambini 8mila a testa».

Un viaggio lungo e insidioso per Torpekai e i suoi cari. Mina mostra la sua foto e piange, in  silenzio Le lacrime bagnano il vestito ma lei sembra non farci caso. Piange appena mostra la foto della sorella, piange appena fa sentire  l’ultimo messaggio. «Dopo avere lasciato l’Afghanistan ha raggiunto a piedi l’Iran, da qui è poi andata a Istanbul dove ha preso casa in affitto in attesa di  potere partire per l’Italia a bordo di un barcone».

Mercoledì 22 febbraio l’appuntamento vicino Smirne con i trafficanti  che l’avrebbero accompagnata fino al barcone. In nottata la partenza. E dopo quattro giorni di navigazione, nella stiva della barca “Summer  Love”, sempre al chiuso, tranne i quei momenti in cui doveva fare i  propri bisogni, l’arrivo davanti alle coste della Calabria. Quindi il naufragio.

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