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Alcuni dei reperti ritrovati

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La soddisfazione del ministro Franceschini: “Operazione di successo”

CROTONE – Era un settantenne di Crotone, secondo la Procura della Repubblica della città calabrese, a tirare le fila dell’organizzazione che procurava con scavi illegali reperti archeologici nel crotonese e li vendeva sul mercato clandestino: si tratta di Pasquale Giuseppe Attianese, molto noto negli ambienti culturali e accademici per aver partecipato, quale relatore, a numerosi consessi e corsi di archeologica, ergendosi a paladino dell’archeologia crotoniate.

Competente numismatico, autore di alcuni volumi sulla monetazione “Magno-Greca” calabrese e stimato perito anche in ambienti giudiziari, dalle indagini l’uomo emerge come persona avida e ben introdotta nel mondo della ricerca clandestina di reperti archeologici. Nella mattinata di oggi si è svolto l’atto finale dell’indagine, a conclusione di una complessa e articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica: i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, coadiuvati dai colleghi del Comando Provinciale di Crotone e dall’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, con l’ausilio di unità cinofile, hanno eseguito i provedimenti emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Crotone Michele Ciociola.

Sono state eseguite 12 misure cautelari, di cui due custodie cautelari in carcere, una agli arresti domiciliari, quattro divieti di dimora nelle province di Crotone e Catanzaro e cinque obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

Eseguiti anche 47 decreti di perquisizione locale e personale a carico di altrettanti indagati, con contestuale avviso di garanzia. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone e, in particolare, dal Procuratore Giuseppe Capoccia e dal Sostituto Luisiana Di Vittorio, e condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, è stata originata nell’ottobre 2014, a seguito dei numerosi scavi clandestini rilevati in siti archeologici del crotonese. Conclusasi nell’ottobre 2015, l’indagine ha consentito di identificare i componenti di un ramificato e ben strutturato sodalizio criminale, in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di reperti archeologici. Bersaglio prediletto dei ‘tombarolì era il sito archeologico di Capo Colonna, uno dei luoghi simbolo della grecità d’occidente; tra i più famosi della Calabria ed uno dei santuari più importanti e meglio conosciuti della Magna Grecia.

Le fasi del traffico illecito, dallo scavo clandestino alla vendita dei reperti ai collezionisti, sono state accertate e documentate grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video e pedinamenti, arresti in flagranza di reato e sequestri. Particolarmente efficace si è dimostrata la gestione dei reperti archeologici trafugati che, attraverso una fitta e collaudata rete di contatti, senza difficoltà venivano immessi sul mercato clandestino, garantendo lauti guadagni. Nel corso delle operazioni, a riscontro dell’attività investigativa, sono stati numerosi gli arresti in flagranza di reato effettuati nei confronti dei vari gruppi di tombaroli.

A capo delle squadre di “tombaroli”, secondo la Procura, vi era un ventinovenne di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), Vincenzo Godano, soprannominato “l’archeologo”, che indirizzava, guidava e coordinava i suoi uomini, addestrandoli all’uso di sofisticati e costosi metal-detector, capaci di rilevare la presenza di preziosi monili anche a elevate profondità.

Il principale ricettatore, a livello locale, secondo al Procura, è un ottantenne di Torretta di Crucoli (Crotone), anch’egli apparentemente paladino della tutela dei beni archeologici ma, in sostanza, “collezionista” senza scrupoli. La brama di oggetti storici lo ha portato, negli anni, ad accumulare quasi duemila reperti archeologici, che espone nel suo museo privato.

Le indagini hanno fornito elementi tali da far ritenere illegittimo, secondo gli investigatori, il possesso di una così ampia collezione, costituita da beni di notevole interesse storico. Significativa si è dimostrata la collaborazione con cui la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone ha supportato le indagini relativamente agli aspetti tecnici di competenza. Numerosi i reperti archeologici di notevole interesse storico artistico e di rilevante pregio sequestrati durante le indagini.

«Grazie a sofisticate tecniche di indagine e a strumentazioni tecnologiche avanzate il Comando carabinieri Tutela patrimonio culturale ha condotto a termine con successo un’operazione di contrasto allo scavo clandestino e al traffico illecito di beni archeologici, recuperando migliaia di reperti provenienti dal parco archeologico di Capo Colonna». Lo afferma, in una dichiarazione, il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini. «Un successo – aggiunge – che conferma le eccellenti capacità investigative di un reparto che dal 1969 agisce in difesa dei beni artistici, storici, archeologici, archivistici e paesaggistici della Nazione».  

I NOMI

Custodia cautelare in carcere nei confronti di:

ATTIANESE Pasquale Giuseppe, crotonese, classe 1946, professore in pensione, autore di diversi libri di numismatica, ritenuto il capo dell’ipotizzato sodalizio criminale;

GODANO Vincenzo, di Isola Capo Rizzuto, classe 1987, pregiudicato, operaio, tombarolo;

Divieto di dimora nelle province di Crotone e Catanzaro:

VERTERAME Carmine Francesco, nato a Isola di Capo Rizzuto (KR), classe 1956, pregiudicato;

FILORAMO Francesco Salvatore, nato a Isola di Capo Rizzuto (KR), classe 1949, pregiudicato;

FILORAMO Luca, nato a Crotone (KR), classe 1978; ARENA Francesco, nato a Crotone, classe 1979, pregiudicato;

Obbligo di presentazione alla P.G.:

FABIANO Pasquale Antonio, nato a Crotone, classe 1971;

LETTIERI Giovanni Luigi, nato a Crotone, classe 1954;

MALENA Raffaele, Cirò Marina (KR), classe 1947; P

PALOPOLI Ernesto, nato a Rossano(CS), classe 1935;

ROCCA Salvatore, nato a Cariati(CS), classe 1983 

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