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La ricerca delle armi sotterrate per uccidere Antonella Lettieri

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Occorre verificare le notizie fornite dall’indagato, sull’utilizzo delle armi usate per uccidere la donna e poi nasconderle

CIRO’ MARINA (CROTONE) – La zona è stata delimitata. E oggi arriveranno i cani molecolari nel luogo in cui Salvatore Fuscaldo, il 50enne bracciante agricolo fermato per l’omicidio di Antonella Lettieri, la commessa 42enne massacrata in casa sua la sera dello scorso 8 marzo, asserisce di aver sotterrato le armi. Ovvero un tubo e un coltello, prelevati entrambi a casa della vittima, assassinata con dodice ferite da taglio e 21 inflitte con un corpo contundente.

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I carabinieri della Compagnia di Cirò Marina e i loro colleghi del Reparto operativo di Crotone, con l’ausilio di unità cinofile, muniti di metal detector, perlustreranno stamane l’area, poco distante dal punto in cui sono stati rinvenuti gli scarponi di Fuscaldo, uno dei quali imbrattato del sangue di Antonella. È uno della serie impressionante di indizi che gravano sull’uomo perché confermerebbe la sua presenza sulla scena del crimine. Ma a questo e altri elementi si è aggiunta una confessione in piena regola, fatta lo scorso venerdì nel carcere di Castrovillari dall’uomo davanti al sostituto procuratore di Crotone Alfredo Manca e ad alcuni ufficiali dell’Arma, alla presenza di uno dei difensori dell’indagato, l’avvocato Franecsco Amodeo (del collegio difensivo fa parte anche l’avvocato Mario Nigro, che assiste anche i familiari della vittima).

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Proprio per individuare riscontri al racconto proposto dell’indagato, che sostiene di aver fatto tutto da solo, i carabinieri, che già hanno effettuato un primo sopralluogo in una zona di campagna, riprenderanno le ricerche ma in maniera più selettiva e sistematica. Altro riscontro del quale i carabinieri sono in cerca è quello relativo ai fuochi, in quanto Fuscaldo ha riferito di aver bruciato gli abiti.

L’indagato, infatti, stando alla sua versione, dopo essersi svegliato la mattina del 9 marzo un po’ prima del solito, è andato a prelevare gli indumenti insanguinati, tra cui un paio di guanti, abbandonati subito dopo il delitto, e li ha dati alle fiamme. Inoltre, avrebbe recuperato le armi lanciate la sera prima dal finestrino della sua auto Alfa “156”, dopo aver commesso il delitto, e le avrebbe sotterrate. Ma sono soltanto alcuni degli aspetti su cui i carabinieri stanno facendo verifiche, per appurare la verosimiglilanza di quanto sostenuto da Fuscaldo nel corso dell’interrogatorio.

Del resto, lo stesso Fuscaldo ha riferito agli inquirenti di aver percorso il tragitto dal luogo del delitto a una zona di campagna e da qui alla sua abitazione, da dove è ripartito, intorno alle 6 dello scorso 9 marzo, per occultare armi e bruciare indumenti. Una versione che è ancora tutta da verificare, dicevamo, compatibilmente anche con le immagini filmate da impianti di videosorveglianza che avrebbero registrato il passaggio della sua auto lungo le strade che conducono alle località Difesa Piana, Punta Alice e Scalaretto.

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