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L'arresto del presunto terrorista

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CATANZARO – Un lupo solitario, anche se aveva diversi contatti, ma potenzialmente molto pericoloso. Così gli inquirenti definiscono il 29enne iracheno arrestato stamane con l’accusa di diffondere il “verbo” dell’islam radicale fra gli ospiti dello Sprar di San Nicola dell’Alto.

Il giovane aveva deciso di dedicarsi allo Stato Islamico, ma invece di partire per i territori occupati dal Daesh, aveva scelto di rimanere in Italia per convertire gli “infedeli” a cui, diceva alla sorella in un colloquio intercettato, “bisognerebbe tagliare la testa”.

Una fede apparentemente incrollabile, al punto che quando gli uomini della Digos di Crotone gli hanno stretto le manette ai polsi, ha detto loro: “Faccio parte dell’Isis e lo stato islamico è la mia vita”.

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Il giovane iracheno guardava i video più cruenti diffusi dai terroristi e inneggiava alle loro stragi. Le intercettazioni disposte dalla Dda di Catanzaro lo avrebbero registrato mentre gioiva con un altro ospite del centro d’accoglienza davanti alle immagini di morte relative alla recente strage di Mancheter. Quelle stesse immagini che postava sul suo profilo Facebook corredate delle frasi tipiche dell’islamismo musulmano inneggianti al martirio. Ma, particolare inquietante, rivelato dal Questore Claudio Sanfilippo nel corso di una conferenza stampa, l’uomo aveva con sé, sul suo cellulare, foto della Questura di Crotone e dei funzionari che vi lavorano, insieme con filmati di propaganda del mullah Krekar, considerato l’deologo dello stato islamico in Kurdistan.

“Riteniamo Hussein Abs Haryam – ha detto il questore – molto pericoloso, solitario, difficile da individuare nella massa degli stranieri”.  Andava in giro con la barba lunga e se ne vantava Hussein Abs Hamir, che il 22 marzo scorso era a Roma. A riferirlo è stato lui stesso, inconsapevole di essere intercettato, vantandosi di essere stato più volte controllato dalla Polizia, proprio nella capitale, in ragione del suo aspetto.

“Il mio compito – diceva – è quello di diffondere paura”. Il giovane spiegava ai proseliti le “giuste finalita'” della jihad, come ha confermato, nel corso di una conferenza stampa il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri: “L’attivita’ di proselitismo veniva svolta fornendo notizie, chiarimenti e materiali sullo Stato islamico e le sue finalita'”.

Secondo il procuratore, “l’uomo istigava alcuni ospiti del centro di Crotone, invitandoli a partecipare all’organizzazione dell’Isis con atti violenti e con finalità terroristiche”. Dunque, un uomo da non sottovalutare.

Lo dice lo stesso ministro dell’Interno, Marco Minniti, che ha fatto pervenire le sue congratulazioni al capo della Polizia, Franco Gabrielli. L’operazione, dice Minniti, costituisce “un successo investigativo molto importante che fa seguito a un lungo lavoro di indagine condotto con grande professionalita'”. Secondo Minniti, “la nostra Polizia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha svolto un ottimo lavoro a conferma che il sistema di prevenzione e sicurezza sta funzionando”.

 In una intercettazione il 29enne iracheno afferma: «…Qui ho il controllo di una moschea, parlo davanti ad altre persone…». Hussien Abss Hamyar, arrestato oggi dalla Digos si Crotone, si vantava della sua capacità di fare proselitismo a favore dell’Isis nell’lslamic Culture Center di Crotone. Nella stessa conversazione, l’indagato riferisce di aver parlato all’interno della moschea specificando di aver «parlato bene» dello Stato Islamico, vantando il fatto che, alla sua predica, sarebbero stati presenti l’Imam ed un gruppo di fedeli che sono rimasti ad ascoltarlo sino al termine del suo intervento.

In più occasioni il 29enne iracheno fa riferimento al suo peso all’interno della moschea di Crotone, nella quale è solito recarsi con frequenza settimanale, in occasione della preghiera del venerdì. Hussien non manca di evidenziare il suo dissenso nei confronti dell’imam della città calabrese colpevole, a suo parere, di essere troppo moderato. Durante un colloquio con un altro ospite del centro Sprar di San Nicola dell’Alto, il 29enne racconta di uno scontro verbale avuto con l’imam e in particolare come quest’ultimo lo avesse apostrofato come un pazzo, contestandogli di avere dei problemi psicologici per il solo fatto di essere un fervido osservante dell’ideologia mussulmana.

Per gli inquirenti l’attività di proselitismo è da ritenere «concretamente pericolosa, perché in grado realmente di sollecitare nei destinatari l’adesione all’associazione terroristica, attraverso il passaggio dalle intenzioni alla reale condivisione».

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