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LA SPEZIA – I carabinieri del Comando provinciale di La Spezia hanno individuato in Svizzera conti correnti e beni riconducibili a Santo Abossida, ucciso nel crotonese nel 2012 con il figlioletto in braccio e ritenuto vicino alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone).

Sono stati scoperti a seguito di una indagine, scattata nell’agosto scorso, che portò al sequestro di beni ritenuti riconducibilie a un’associazione dedita al traffico di stupefacenti di matrice calabrese (LEGGI LA NOTIZIA).

La documentazione sequestrata ha permesso di individuare beni trasferiti all’estero attraverso la società ‘Sc Athena Classica’, riconducibile a Bombina Abossida e Alicja Olszewska, sorella e moglie di Santo. La società aveva nella disponibilità un quadro raffigurante “Bacco” attribuito alla scuola del Caravaggio e custodito nel caveau di un Punto Franco nei pressi di Lugano.

Le ulteriori indagini condotte in territorio svizzero hanno consentito di individuare vari conti correnti e una cassetta di sicurezza con orologi e gioielli per un valore di 700 mila euro.

Gli sviluppi investigativi portati avanti dai carabinieri della Spezia mirano a ricostruire gli interessi criminali di Santo Abossida, freddato a colpi d’arma da fuoco nel 2012 nel Crotonese, e il ruolo esercitato dalla moglie e dalla sorella dell’uomo. Secondo le ipotesi degli investigatori le due donne figurerebbero non solo come eredi dell’immenso patrimonio ma anche come gestrici di legami societari che nel tempo hanno garantito, oltre che l’occultamento dei beni e dei conti, anche il loro reimpiego e reinvestimento.

Le indagini si incrociano con le risultanze investigative dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Crotone, che la mattina del 9 gennaio scorso hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia nei confronti di 169 soggetti ritenuti appartenenti alla ‘ndrangheta nel contesto dell’operazione ‘Stigè, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e focalizzata sulle attività criminali della cosca Farao-Marincola di Cirò Marina.Il gruppo, secondo le risultanze, aveva ramificazioni anche al Nord e centro Italia, in particolare in Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia, e all’estero in Germania.

Le indagini hanno documentato l’infiltrazione mafiosa in diversi settori economici e imprenditoriali in Italia ed all’estero, circostanza che ha consentito alla cosca di strutturarsi come una vera e propria ‘holding criminalè capace di gestire affari per milioni di euro.Tra i soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi rientrano anche due residenti a Cirò Marina emersi nell’indagine ‘Money Monster’ condotta dai carabinieri di Spezia: Antonio Anania e Giuseppe Farao.

Secondo quanto emerso qualche anno primo della sua morte Santo Abossida, tramite la società partecipata ‘Smeraldo S.r.l.’, aveva acquistato diversi appartamenti a Cirò Marina con l’intento di rivenderli, affidando l’incarico di ultimarne la costruzione ad Anania, titolare di un’impresa edile. Parte degli investimenti immobiliari riguardavano proprio immobili confinanti con le proprietà della famiglia Anania.Secondo quanto ricostruito dagli investigatori tra il 2008 e il 2009 gli Abossida avrebbero trasferito in più soluzioni ed a vario titolo circa 600 mila euro agli Anania, tutti direttamente o indirettamente provenienti da contante versato nel corso degli anni.

Nelle fasi di esecuzione del decreto di sequestro emesso il 24 agosto scorso dal Tribunale della Spezia, con l’immissione in possesso degli immobili da parte dell’amministratore giudiziario, era stata accertata l’occupazione ‘sine titulò da parte di Giuseppe Farao e del proprio nucleo familiare di alcuni immobili di proprietà della ‘Smeraldo S.r.l.’ ubicati a Cirò Marina.

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