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Carolina Girasole ai tempi del suo mandato di Sindaco

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ISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Ci sono «amarezza, rabbia e sconforto» tra i principali sentimenti suscitati dal provvedimento con il quale «il Tribunale di Crotone ha dichiarato la mia incandidabilità, accogliendo in pieno e acriticamente le farneticanti, quanto infondate e generiche affermazioni della commissione di accesso al comune di Isola di Capo Rizzuto, riguardo alla mia azione amministrativa» (LEGGI LA NOTIZIA).

A sostenerlo è l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole che spiega come «Amarezza, rabbia e sconforto» siano da ricondurre alle «infamanti e gratuite affermazioni fatte dai componenti della commissione di accesso nella loro relazione (non solo non supportate da alcun atto e/o documento, ma anzi frutto di errori marchiani e che ignorano completamente i numerosissimi atti in senso contrario), riguardo ai quali è mia seria intenzione procedere con querela di falso e diffamazione, a tutela non solo della mia persona, ma per amore di verità e senso di giustizia, anche nei confronti di tutti coloro che nel mio progetto di tutela degli interessi generali e del bene comune, attraverso una buona amministrazione, avevano fermamente creduto, pur in una realtà difficile come quella di Isola di Capo Rizzuto, mettendo al servizio della comunità tempo e professionalità».

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E ancora «amarezza, rabbia e sconforto a causa della superficialità e poca attenzione con la quale è stato affrontato e motivato il provvedimento da parte del Tribunale di Crotone e dell’assoluta mancanza di riguardo e considerazione da parte dei componenti del collegio giudicante (tra i cui componenti spicca tra le altre la figura dello stesso Presidente del Tribunale), verso le legittime aspettative di coloro che avrebbero voluto difendersi da un’accusa tanto infamante e ai quali invece questo diritto fondamentale di rilevanza costituzionale è stato inopinatamente e senza alcuna ragione negato».

L’ex amministratore, pienamente riabilitata dalla sentenza del 22 settembre 2015 (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SENTENZA e LEGGI QUI LE MOTIVAZIONI), spiega come «il 12 aprile scorso la mia difesa aveva chiesto un brevissimo rinvio (di appena due o tre giorni) al fine di potere fascicolare e depositare agli atti di causa la numerosissima documentazione richiamata nella propria memoria difensiva, reperita con grande difficoltà, mediante istanza di accesso al comune, appena qualche ora prima dell’udienza. Richiesta sulla quale, senza alcuna plausibile motivazione, il Tribunale non si è nemmeno degnato di rispondere in udienza, riservando invece la decisione e poi rigettando la richiesta direttamente nell’ordinanza emessa dopo oltre quaranta giorni dall’udienza stessa (a dimostrazione del fatto che il rigetto non è stato motivato dall’urgenza di provvedere, ma dall’applicazione da parte del Tribunale di Crotone di un doppio peso e una doppia misura a tutela delle ragioni dell’Avvocatura dello Stato, alla quale invece era stato concesso tutto il tempo per il deposito di atti fondamentali, che non erano stati trasmessi nei tempi stabiliti dallo stesso Tribunale)».

Questa decisione ha portato, secondo quanto spiegato da Carolina Girasole, il Tribunale di Crotone a ricordare «nel suo provvedimento che la sottoscritta è stata sospesa dalla carica di consigliere comunale per i reati di corruzione elettorale e turbativa d’asta aggravati dal metodo mafioso, ma trascura di dire e considerare che per tali reati lo stesso Tribunale di Crotone ha assolto pienamente la sottoscritta (come se una sentenza di Tribunale non avesse alcun valore, mentre piena credibilità e pregnanza di significato si da alle gratuite e diffamanti affermazioni della commissione di accesso)».

Oppure «che si attribuisce responsabilità alla sottoscritta per omesso controllo in riferimento alla realizzazione del Parco Eolico Wind Farm, per una convenzione in data 20.12.2007, sottoscritta da un commissario prefettizio, e diversi mesi prima della sua elezione a sindaco. Oppure, cosa ancora più scandalosa, – prosegue – che si afferma che la sottoscritta avrebbe abbandonato alla loro sorte i beni confiscati, trascurando completamente di considerare tutta l’attività amministrativa (e non) concretamente svolta dalla sottoscritta, in soli cinque anni, al fine di assicurare alla comunità la gestione reale dei beni confiscati, attività e risultati portati ad esempio in tutta Italia, non dalla sottoscritta ma da prefetti e alti funzionari dello Stato».

In conclusione, l’ex sindaco Girasole ricorda: «Ho sempre rispettato i giudici che mi hanno giudicato e mi sono sempre difesa, in silenzio e senza proclami sulla stampa, nelle aule di giustizia. Ma questa volta la violazione palese e sprezzante del mio diritto di difesa, proveniente proprio da chi quel diritto avrebbe dovuto garantire per funzione e definizione, mi ha impedito di restare in silenzio, anche perché sono ormai cinque anni che qualcuno cerca in tutti i modi di stravolgere la realtà dei fatti, con accuse infamanti e indimostrate e oggi con affermazioni generiche, infondate e palesemente errate».

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