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Leonardo Sacco

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ISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Quasi dieci secoli di condanne. Sono le richieste della Dda di Catanzaro contro gli 85 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel processo scaturito dall’operazione interforze Jonny, con cui nel maggio 2017 fu inferto un duro colpo alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto e sarebbe stata luce, in particolare, sui tentacoli sul Centro d’accoglienza Sant’Anna, tra le più grandi strutture per migranti in Europa.

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Le richieste sono state avanzate davanti al gup distrettuale a conclusione di tre udienze riservate all’accusa in questo troncone processuale, in cui manca l’ex parroco Edoardo Scordio (che ha scelto il rito ordinario insieme ad altri 37) ma figura l’ex governatore della Misericordia di Isola e vice di quella nazionale Leonardo Sacco, per il quale è stata chiesta una pena di 20 anni di reclusione.

Le proposte di pena più elevate sono proprio quelle a 20 anni, e sono state avanzate nei confronti dei presunti capi di una cosca tra le più potenti della ‘ndrangheta che aveva anche una sua “filiale” nel Catanzarese.

Il personaggio chiave dell’inchiesta, secondo la ricostruzione dei sostituti procuratori Domenico Guarascio e Debora Rizza e dei procuratori aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla, è proprio Sacco, oggi al carcere duro a Rebibbia, ritenuto il broker finanziario della cosca in quanto avrebbe distratto denaro pubblico attinto dalle risorse milionarie serventi il Cara. Parliamo di 36 milioni nel corso di circa 15 anni di gestione dell’appalto. Domani in edicola i dettagli sull’edizione cartacea del Quotidiano.

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