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Don Edoardo Scordio

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CROTONE – È quella inflitta all’ex parroco di Isola Capo Rizzuto don Edoardo Scordio, condannato a 14 anni e 6 mesi di reclusione per associazione mafiosa e altro, la condanna più significativa tra le 23 disposte dal Tribunale penale di Crotone, per un totale di quasi 150 anni di carcere, nell’ambito del processo col rito ordinario scaturito dall’inchiesta che nel maggio 2017 portò all’operazione interforze Jonny, con cui la Dda di Catanzaro avrebbe fatto luce, tra l’altro, sui tentacoli della cosca Arena, tra le più potenti della ‘ndrangheta, sul Centro d’accoglienza S. Anna, tra le strutture per migranti più grandi d’Europa.

Ma sono stati disposte anche 15 le assoluzioni.

Nel giugno 2019 il troncone processuale svoltosi col rito abbreviato si concluse con condanne per 640 anni e l’appello è già fissato a settembre per 65 imputati. Attualmente agli arresti domiciliari, dopo cinque mesi trascorsi nel carcere di Vibo Valentia, ma a Rovereto, nell’istituto di carità intitolato ad Antonio Rosmini, il grande filosofo e teologo venerato dal 2007 come beato dalla Chiesa cattolica che nel centro in provincia di Trento nacque, l’ex parroco, nei cui confronti il pm Antimafia Domenico Guarascio aveva chiesto 18 anni, è ritenuto al vertice del sistema attraverso cui la cosca Arena avrebbe lucrato sul business dei migranti.

Il “gruppo economico” di cui faceva parte, con sbilanciamento, in termini di rapporti di forza, in favore di Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola – che nel filone del rito abbreviato si è beccato 17 anni – ma anche “socio occulto e amministratore di fatto” della società Quadrifoglio, principale azienda di catering servente il Cara, avrebbe, infatti, realizzato un vero e proprio affare sulla pelle dei profughi: le somme per la loro assistenza sarebbero state distratte per oltre un decennio.

Scordio, che pure non rivestiva formale incarico nella confraternita di cui era correttore spirituale, né nelle imprese che avevano ricevuto in subappalto dalla Misericordia la somministrazione dei pasti ai migranti, avrebbe ricevuto, nel corso degli anni, rilevanti somme di denaro senza apparente motivazione ovvero con indicazione di causale del tutto estranea alle finalità di originaria destinazione da parte della Prefettura di Crotone.

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