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La spedizione puntiva ai danni di Davide Ferrerio

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CROTONE – «È evidente la totale assenza» della «volontà di commettere un reato in concorso». Si conoscono i motivi del proscioglimento del misterioso “corteggiatore”. Il gup Elisa Marchetto ha depositato la sentenza con cui, un mese fa, scagionò dall’accusa di concorso anomalo in tentato omicidio il 32enne di Petilia Policastro Alessandro Curto, finito nei guai perché chattava con la 17enne arrestata insieme alla madre con l’accusa di essere state le istigatrici dell’agguato a Davide Ferrerio, il ventenne bolognese aggredito violentemente la sera dell’11 agosto scorso e ridotto in fin di vita, a due passi dal Palazzo di giustizia, dal 22enne Nicolò Passalacqua, finito in manette all’indomani del dramma essendo stato inchiodato dai filmati della videosorveglianza. Curto chattava, in particolare, da un falso account da cui utilizzava un alias che ignorava fosse corrispondente al nome dell’ex fidanzato della minorenne.

Il pm Pasquale Festa aveva già chiesto l’archiviazione, poi respinta dal gip Romina Rizzo che, in seguito all’opposizione dei familiari della vittima, rappresentati dagli avvocati Fabrizio Gallo e Gabriele Bordoni, aveva ordinato l’imputazione coatta. Ma è stata accolta la tesi difensiva, sostenuta dall’avvocato Renzo Cavarretta, che ha rilevato che il suo assistito non aveva visto né Passalacqua né Ferrerio e che non immaginava cosa sarebbe accaduto quando, chattando con la minorenne, con cui aveva concordato un appuntamento nei pressi del Tribunale, aveva riferito di indossare una maglia bianca, indirizzando il picchiatore verso l’ignara vittima.

L’intercettazione «dirimente», secondo il gup, è proprio quella in cui Curto, dopo che una dei familiari della presunta istigatrice osserva «Tu le hai inviato il messaggio che eri uno con la maglietta bianca… perché tu gli hai detto che non eri tu», precisa: «Ho detto maglietta bianca giusto mentre che me ne sono andato». La maglia di Curto, in realtà, era celeste. Sono i colloqui intercettati dalla Squadra Mobile nella sala d’attesa della Questura, dove erano state convocate alcune persone informate sui fatti, tra le quali il petilino.

Il gup insiste sul fatto che l’imputato, «una volta realizzato che la ragazza con la quale stava chattando era minore e perdipiù si era recata all’appuntamento accompagnata dalla mamma, si congedava goffamente e abbandonava la panchina sulla quale era seduto per dirigersi verso l’antistante parcheggio, in un’area buia e defilata». Una circostanza non di poco conto. Perché «se davvero Curto avesse avuto la consapevolezza che insieme alle donne e ai minori incrociati poco prima c’erano anche due uomini pronti a venire alle mani con l’ignoto spasimante non si sarebbe placidamente diretto verso una zona isolata e deserta».

Curto non si accorse nemmeno che uno degli imputati lo pedinava. Tutto è nato, si ricorderà, dalla frase «Sei bellissima». Non avrebbe mai potuto immaginare di dare il la a una tragedia con quel commento su un video pubblicato su “Tik Tok” e condiviso su Instagram dalla minorenne con cui iniziava una conversazione e le diceva che gli sarebbe piaciuto incontrarla.

Intanto, mentre per la minorenne il processo è sospeso essendo stata ammessa alla prova, Passalacqua è stato condannato a 20 anni di reclusione col rito abbreviato mentre sono stati rinviati a giudizio la madre della ragazza e il rumeno Andrej Gaju che hanno optato, invece, per il rito ordinario.

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