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Le ricerche di Salvatore e Rosario Manfreda

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PETILIA POLICASTRO (CROTONE) – Una croce in un secchio. È l’avvertimento che, dopo una lite avvenuta nella loro azienda prima che padre e figlio scomparissero nel nulla (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SCOMPARSA), era stato dato da qualcuno su cui i carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro e i loro colleghi del Reparto operativo di Crotone hanno stretto il cerchio.

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Sono tre i destinatari di un fermo eseguito dai militari, due dei quali a carico di indagati rintracciati a Mesoraca, il terzo sarebbe riuscito a sfuggire in Svizzera. Si tratta di Salvatore Emanuel Buonvicino, di 20 anni, del padre Pasquale, di 52, irreperibile all’estero, di Petilia Policastro, e di Pietro Lavigna, di 50, di Mesoraca.

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DI ROSARIO E SALVATORE MANFREDA

Alcuni di loro sono stati pure sentiti come persone informate sui fatti nel corso delle indagini. Sono loro, dunque, che prima avrebbero recapitato quello strano messaggio e poi avrebbero “punito” i desaparecidos addirittura per lo sconfinamento di bovini e ovini dalla loro proprietà, secondo la pista che, accanto a quella passionale, pare stia prendendo piede. Una lite tra pastori degenerata in modo irreparabile, insomma.

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Pare che non ci sia un contesto di ‘ndrangheta dietro la sparizione degli allevatori Rosario e Salvatore Manfreda, di 68 e 35 anni (NELLE FOTO), padre e figlio, dei quali non si hanno notizie dal giorno di Pasqua.

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Di una delle due vittime sarebbero state trovate tracce di materia cerebrale ma non hanno trovato cadaveri i cani addestrati del Nucleo cinofili di Bologna dei carabinieri, nel corso di una vasta battuta svoltasi nell’intera area in cui si trova l’azienda (LEGGI LA NOTIZIA). Mentre l’auto sulla quale si erano allontanati, un fuoristrada Ford “Maverick”, è stata trovata bruciata nella località Caravà di San Mauro Marchesato (LEGGI LA NOTIZIA).

Tutti elementi che fanno ritenere che padre e figlio possano essere stati vittime di lupara bianca.

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