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Il Comune di Petilia Policastro

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PETILIA POLICASTRO (CROTONE) – Concussione sessuale ai danni di una signora che chiedeva un aiuto per il figlio, corruzione del dirigente del dipartimento di prevenzione dell’Asp invitato a chiudere un occhio sui cantieri in cambio di olio e castagne, abuso d’ufficio e altro. Non c’è soltanto l’inchiesta della Dda di Catanzaro sul sindaco di Petilia Policastro, Amedeo Nicolazzi, già iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa (ipotesi sulla base della quale sono stati sottoposti a intercettazioni anche i dimissionari Francesca Costanzo, ex vicesindaco, e Vincenzo Calaminici, capo del gruppo dell’opposizione “Più Petilia”) con riferimento al possibile inquinamento delle elezioni amministrative 2018 (ancora tutto da appurare).

I pm Antimafia Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, infatti, approfondendo il filone politico dell’inchiesta Eleo, con cui nelle settimane scorse è stata sgominata la cosca di Petilia, hanno ravvisato anche ipotesi di reato di competenza della Procura ordinaria di Crotone alla quale hanno inviato gli atti.

Nel luglio 2018, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe materializzata una scena hard nell’ufficio del sindaco, che là si trovava in compagnia di una donna che a lui si era rivolta per un “aiuto”. Richiesta che Nicolazzi avrebbe accettato pretendendo in cambio favori sessuali. La donna, imbarazzata, secondo la ricostruzione dei carabinieri del Reparto operativo di Crotone, tentava di rinviare ad un’altra circostanza il contatto fisico ma il sindaco avrebbe insistito con «pesanti avances».

L’indagine non è una condanna ma se gli eventuali sviluppi processuali dovessero confermare l’impianto accusatorio lo spaccato che viene fuori sarebbe di quelli inquietanti. «Speriamo che non mi prendete in giro, se ci tenete veramente a me come mi avete scritto». «E girati». «Non mi mettete in imbarazzo». «Girati che non ti faccio niente». «Allora sì». «Se ci tenete veramente a me mi dovete aiutare». «Ti aiuto se tu ci tieni pure a me». «Mi dovete aiutare per mio figlio».

La donna chiede se ci sia una telecamera in ufficio e rappresenta che c’è suo figlio che l’aspetta ma il sindaco, sempre secondo la ricostruzione dei carabinieri, insiste. «C’è sotto mio figlio, che mi sta aspettando con la macchina». «Solo due minuti ti ho chiesto… stai tranquilla, ti voglio solo guardare. Non è questo il posto per fare certe cose. Solo il seno voglio guardarti. La prossima volta staremo un po’ insieme». La donna tenta di rimandare ma le avances si fanno ancora più ardite. «Una carezza me la fai? Neanche tu una carezza a me?… Chiudi gli occhi». Le voci si abbassano perché i due interlocutori si allontanano dai dispositivi di intercettazione e poco dopo l’incontro si conclude. «Quando è che avete l’appuntamento con…? Vi chiamo stasera?». «Quando esco lo chiamo, scrivi su Messenger, non mi chiamare».

Poi la donna va via e il sindaco rassicura che «non c’è nessuno, sono già usciti tutti». La donna rammenta che in Municipio c’era rientro «anche venerdì», e il primo cittadino ammette che «il Comune è mezzo disastrato». Ma «Con voi si mette a posto», osserva la donna. Anche se, per raddrizzare le cose, Nicolazzi sostiene che «cinque anni ci vogliono».

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