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CROTONE – Sono state eseguite due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di due soggetti crotonesi e un sequestro preventivo nei loro confronti (e di altri 21 indagati) per due milioni di euro (denaro contante per 120 mila euro, 1 società immobiliare, 1 esercizio di rivendita al dettaglio di generi di monopolio, 2 autovetture e 9 orologi di pregio). Gli arrestati sono Fiore Moliterni, di 61 anni, e Francesco Zuccalà di 59.

E’ l’esito dell’operazione Ragnatela condotta dalla Guardia di finanza e dai carabinieri di Bologna, con perquisizioni tra Emilia-Romagna, la Lombardia, la Campania e la Calabria.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Bologna Alberto Ziroldi su richiesta del pm Roberto Ceroni della Dda.

Le accuse sono di associazione a delinquere, estorsione aggravata dal metodo mafioso, bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e di operazioni dolose, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione di fatture per operazioni inesistenti, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate.

Il sequestro preventivo ha riguardato due aziende lombarde (una società immobiliare di Brescia e un esercizio di rivendita al dettaglio di generi di monopolio corrente nell’hinterland milanese) e disponibilità liquide.

In un Comune della provincia di Bologna, Gaggio Montano, soggetti crotonesi avevano organizzato una consorteria criminale che, alla fine del 2015, è subentrata nella gestione di una società – titolare di una “casa di riposo” di Alto Reno Terme (Bologna) – in evidente stato di dissesto economico-finanziario, al solo fine di distrarre gli asset societari, composti dall’azienda e dall’immobile adibito a struttura residenziale, del valore di oltre 7,5 milioni di euro. Il disegno criminoso, progettato e attuato dai principali indagati con la fattiva collaborazione di diverse “teste di legno”, è consistito nella stipula di un fittizio contratto d’affitto d’azienda tra la società, appena rilevata, e una cooperativa appositamente costituita dagli indagati, finalizzato a rendere detti beni inappetibili sul mercato. La vecchia società – oberata da debiti per 4,4 milioni di euro principalmente verso l’Erario ed Enti previdenziali e assistenziali – è stata portata al fallimento e svuotata della liquidità ancora giacente sui conti correnti. Inoltre, nell’ambito dell’operazione d’affitto d’azienda, sono emersi numerosi e gravi episodi estorsivi attuati, con modalità tipicamente mafiose, ai danni dei dipendenti della struttura, costretti a dimettersi volontariamente dopo ripetute minacce, atteggiamenti intimidatori e prevaricazioni di vario genere (consistiti in demansionamenti, mancata corresponsione delle retribuzioni e fruizione di “ferie forzate”). Gli stessi sono stati poi assunti dalla “nuova” società cooperativa (ove si fossero rifiutati di aderire a tale disegno, sarebbe scattato per loro il licenziamento in tronco).

Le attività investigative hanno così portato alla luce i sofisticati meccanismi con cui i sodali, seguendo un vero e proprio modus operandi ormai collaudato, hanno drenato liquidità da entrambe le società, ricorrendo ad assunzioni fittizie, fatture per operazioni inesistenti rilasciate da soggetti compiacenti (afferenti a lavori di ristrutturazione mai effettuati, acquisti fittizi di cespiti e prestazioni di servizio mai ricevute) e a conti e carte di credito delle società utilizzati per acquisti estranei alle finalità societarie.

Le persone denunciate sono complessivamente 23, tra le quali i professionisti che hanno coadiuvato gli appartenenti al sodalizio nella realizzazione degli scopi illeciti prefissati.

Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari, il pm titolare delle indagini ha delegato

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