L'incontro tra il sindaco Enzo Voce e Giusy Orlando
4 minuti per la letturaPestaggio di Davide Ferrerio, la madre: «Non tornerò più a Crotone»
CROTONE – «Sindaco, io vi ringrazio tutti per la partecipazione, ma quando il processo sarà finito non metterò più piede a Crotone. Perché questa città si è preso mio figlio. E perché ogni luogo di questa città mi ricorda mio figlio». È incontenibile nel Duomo di Crotone il dolore di Giusy Orlando, la madre di Davide Ferrerio, il ventenne bolognese ridotto in fin di vita dopo la brutale aggressione subita lo scorso 11 agosto a causa di un clamoroso errore di persona.
Il dolore è incontenibile ed esplode proprio dinanzi al sindaco, Enzo Voce, intervenuto con la fascia tricolore, a nome della città che si costituirà parte civile nel procedimento. Alla vigilia dell’udienza preliminare per tre imputati l’associazione “Libere donne”, guidata da Katia Villirillo, che ha sopportato un dolore altrettanto devastante, perché è la madre del povero Giuseppe Parretta, ucciso dinanzi a lei e ad altri due suoi figli nel gennaio 2018, ha promosso una fiaccolata terminata dinanzi al Palazzo di giustizia con l’apposizione di uno striscione.
«Chiediamo giustizia e una pena severa per gli aggressori di Davide», è scritto su un pezzo di stoffa bianca con la vernice nera e rossa. Prima della fiaccolata, nella Basilica cattedrale gremita, don Alessandro Saraco, il parroco del Duomo, ha officiato una messa. Il “Padre nostro” lo ha voluto pronunciare «per Davide», ma soprattutto il parroco si è rivolto durante l’omelia ai genitori dello sfortunato giovane. «Coraggio, andiamo avanti con fiducia, abbiamo speranza in un futuro migliore, il Signore può compiere miracoli». Purtroppo, come ha raccontato la madre di Davide Ferrerio al sindaco Voce, i sanitari dell’Ospedale Maggiore di Bologna le hanno riferito che le condizioni si stanno aggravando. «Mi hanno detto che devo conservarlo nel cuore», è scoppiata in lacrime.
Come il marito Massimiliano, bolognese, e l’altro figlio, Alessandro, Giusy Orlando indossava una maglia con la scritta “Giustizia per Davide” e la foto del ragazzo. La madre si portava alle labbra quell’icona e la baciava, affranta. È stata una cerimonia straziante. Prima dell’avvio della fiaccolata, c’è stato l’abbraccio del sindaco ai familiari di Davide. Ma è impossibile consolare una madre distrutta dal dolore.
Viceprocuratrice onoraria in servizio a Bologna, Orlando è di origini crotonesi e d’estate tornava col marito e i figli nella sua città per le vacanze al mare. «Davide era bello, elegante, “viviamo in una città di serie A, che vengo a fare in una città di serie C?”, mi diceva, ma io gli spiegavo che dovevamo venire a trovare la nonna che non sta molto bene. Ma le cose sono andate al contrario. È morto mio figlio. Non si è difeso perché lui non sa cosa vuol dire dare uno schiaffo. Siamo una famiglia per bene». «Non ci sono parole di fronte a un dramma come questo», dirà il sindaco poco dopo, durante il mesto corteo fino al Palazzo di giustizia.
Qui il dolore dei familiari sconfina nella rabbia, perché proprio là è stato aggredito selvaggiamente Davide. Poco prima di arrivare dinanzi al Tribunale si sente un’auto da cui fuoriesce una musicaccia ad alto volume. Nessuno è in grado di dire se sia stata una “provocazione”. Nessuno può dire se è quella la molla che ha fatto scattare l’ira. Nessuno può dire se si sia trattato di una mera coincidenza, ma molti hanno pensato che fosse inopportuno quel disturbo acustico sopraggiunto proprio in quell’ora e in quel luogo.
Fatto sta che subito dopo il fratello di Davide, seguito dal padre, si dirigono a passi spediti verso il Palazzo di giustizia e urlano. «Dove sei, zingaro, bastardo», dice il ragazzo. «Picchia me, se hai il coraggio», dice il padre. Piange e urla la madre, «ergastolo, ma non glielo daranno mai perché hanno un 56», con riferimento al tentato omicidio di cui devono rispondere gli imputati.
Sono momenti difficili e gli amici di famiglia non riescono a portare conforto a una famiglia devastata da una tragedia assurda. Ci prova anche il sindaco, che riabbraccia i genitori di Davide, ci prova la gente che si raccoglie attorno ai familiari del povero ragazzo e applaude e invoca “giustizia, giustizia”. Massimiliano Ferrerio lo precisa che «Davide si sente mezzo crotonese e mezzo bolognese, e questa città, la città di Pitagora, non c’entra con la gente che ha aggredito nostro figlio». Ma trema mentre lo dice, in una serata gelida.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA