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La targa della via nel Comune di Cinquefrondi

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CINQUEFRONDI (REGGIO CALABRIA) – La decisione del Comune di Cinquefrondi di intitolare una strada a Stefano Cucchi (LEGGI), il geometra romano morto in seguito a un pestaggio dei carabinieri, quasi 11 anni fa, mentre si trovava in custodia cautelare, ha scatenato diverse reazioni.

Sotto il post pubblicato dalla sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, in tanti fanno notare le incongruenze della scelta. Critico anche il massmediologo Klaus Davi: «Leggo che un sindaco calabrese ha dedicato una via alla memoria di Stefano Cucchi. Sono a decine i magistrati, i carabinieri i poliziotti i giornalisti morti per mano della mafie e nessuno li ricorda. Nessuno dedica loro vie. Non sono presenti nei libri di testo della scuola, vittime due volte del più rivoltante negazionismo istituzionale e storico. La ‘ndrangheta, tutte le mafie, sono il grande tema rimosso della compagna elettorale appena conclusa. Ma su questo alcuni sindaci non si pronunciano ! Chissà come mai…».

Dura la replica del sindaco Michele Conia: «Intanto invito Davi a informarsi e a venire qui così lo porto al nostro parco Peppino Impastato o nella via intestata a Renata Fonte…. E poi vorrei dirgli che quando hanno tentato di ammazzarmi facendomi saltare la macchina con una bomba, mi sarei aspettato di vederlo qui alle manifestazioni contro la ‘Ndrangheta ma lui non c’era perché era in tv a lavorare per Dell’Utri».

Critica anche la posizione della Federazione sindacale di Polizia che, attraverso il segretario nazionale Giuseppe Brugnano, ha evidenziato: «Le strade si intitolano a personaggi che hanno lasciato il segno, che hanno regalato un insegnamento, che hanno educato le future generazioni a principi di onestà, trasparenza e legalità. In Calabria poi l’intitolazione di una strada diventa momento di educazione civile. Per questo – sottolinea Brugnano – non comprendiamo in alcun modo la scelta di intitolare una strada a Stefano Cucchi».

«Abbiamo profondo rispetto per quanto accaduto – aggiunge a Brugnano – ma non comprendiamo in alcun modo la scelta del Comune di Cinquefrondi. Quale sarebbe l’insegnamento che Cucchi lascerebbe alle future generazioni? Quali i meriti da evidenziare? La Calabria ha tanti esempi di vita e ci sarebbero tante scelte da compiere con coerenza e sensibilità. A noi piace ricordare magistrati, esponente delle forze dell’ordine, imprenditori, professionisti che hanno scelto di affrontare l’antiStato diventando martiri per questa scelta. Uccisi senza pietà dalla violenza della ‘ndrangheta. A loro vanno intitolate le strade. Tutte le altre scelte – ha concluso Brugnano – sono irresponsabili e inadeguate».

Il sindaco di Cinquefrondi ha, invece, voluto spiegare la sua scelta: «L’iniziativa – spiega all’Adnkronos Conia appena rieletto con il 75% delle preferenze – fa parte di un ampio piano per la toponomastica del paese in cui, con la partecipazione della cittadinanza, abbiamo deciso di intitolare strade a vittime della ‘ndrangheta e della mafia, del femminicidio, della violazione dei diritti civili ma anche a grandi donne come Margherita Hack o a simboli importanti come la nostra Costituzione. Un percorso da lasciare a futura memoria come messaggio per i giovani».

Per questo, l’intenzione dell’amministrazione è quella «quando la pandemia di covid ce lo consentirà», di organizzare un incontro con le scuole per inaugurare ogni strada, raccontando i motivi e le storie che si celano dietro a ogni targa.

«Prima di deliberare l’intitolazione della via a Stefano Cucchi – sottolinea il sindaco – abbiamo atteso l’esito della sentenza e fatto anche un passaggio formale con i carabinieri proprio per chiarire che non si tratta di una presa di posizione contro, ma anzi, in linea con la presa di posizione dell’Arma che abbiamo molto apprezzato».

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