X
<
>

Un momento della protesta

Condividi:
2 minuti per la lettura

CROTONE – «Siamo in una situazione se non alla pari anche peggio della Sardegna. Il latte ci viene pagato dai 65 a 70 centesimi al litro Iva compresa, ma se il prezzo non arriva ad un euro le aziende non sono in grado di soddisfare le loro esigenze. Basta pensare al costo del foraggio che in Calabria è più alto rispetto al resto d’Italia per via dei costi di trasporto».

Questa la posizione espressa da Raffaele Portaro presidente di Ara Calabria, presente ieri alla manifestazione degli allevatori di Crotone (LEGGI LA NOTIZIA). Lo stesso Portaro, poi, sempre in merito ai costi maggiori che avrebbero i produttori calabresi rispetto agli altri, precisa che «quando, ad esempio, siamo a corto di fieno, noi dobbiamo andarlo a prendere in Puglia. Così – ha aggiunto il presidente di Ara Calabria – il costo di una balla da un quintale, che mediamente si aggira tra i 10 ed i 12 euro, ad esempio l’anno scorso è venuto a costarci fino a 17 euro. Si capisce che, anche se ci pagano il latte qualche centesimo in più rispetto alla Sardegna, ad esempio, con questi costi ulteriori non siamo certo meglio».

Stessa cosa, per Portaro, dicasi per i mangimi che vengono dati alle pecore come integratori nel periodo in cui fanno il latte.

«Le principali aziende produttrici di mangimi – dice ancora Portaro – sono al Nord Italia, e certamente, con il trasporto da effettuare ed i relativi costi, un allevatore calabrese non lo pagherà certamente quanto un suo collega del Nord. Sono costi aggiuntivi che gravano, alla fine, sulla produzione e che non riusciamo più a coprire». Un dicorso che il presidente dell’Ara, poi, allarga anche al prezzo della carne.

«Sembra che gli agnelli – dice Portaro, siano addirittura divenuti un peso per le aziende. Inter, infatti, costano di meno di un chilo di carne chianina, intorno a 2,50 euro. Il prezzo giusto, invece, è almeno del doppio». Sostiene, poi, che c’è molta importazione di carne dall’estero, dove il prezzo è assai basso. Altro appunto, poi, Portaro lo muove per la gestione del Dop pecorino Crotonese.

«Sembra essere aperto – sottolinea – soprattutto alle industrie ma non anche ai piccoli produttori del territorio. Se c’è da osservare un protocollo per il dop – continua Portaro – anche le piccole imprese sono disposte ad osservarlo così potranno pure loro bollare il formaggio prodotto con il marchio Dop».

SCOPRI TUTTI I DETTAGLI NEL SERVIZIO NELL’EDIZIONE CARTACEA IN EDICOLA OGGI 22 FEBBRAIO

 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE