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CROTONE – C’è stato un calo attorno al cinquanta per cento, rispetto allo scorso anno, nelle presenze al Parco e al Museo archeologico di Capo Colonna: dal 24 sino a ieri, 450 visitatori, laddove negli scorsi anni si viaggiava attorno alle mille visite. Conferma la media, invece, il Museo archeologico nazionale di via Risorgimento, che ha ospitato, negli stessi giorni, 150 visite. La maggior parte dei visitatori, in entrambe le strutture, proveniva dal territorio del Crotonese. Pochi i turisti da altre parti d’Italia. Pochissimi gli stranieri, fra cui due polacchi al Museo di Capo Colonna e un brasiliano a quello di via Risorgimento. Gli altri provenivano da Svizzera, Germania e Francia, per lo più parenti di concittadini trasferitisi all’estero per lavoro. La distanza e la pressoché totale assenza di collegamenti fanno sì, tuttavia, che addirittura diversi cittadini non conoscano quel vero e proprio gioiello che è il Museo di Capo Colonna. Restituire al visitatore la storia più che bimillenaria della città non può prescindere da una maggiore pubblicizzazione e sensibilizzazione.

L’affluenza al Museo e al Parco archeologico – 30 ettari di terreno adibito a scavi dell’area sacra, e altri 20 ettari adibiti a bosco e macchia mediterranea – deve evidentemente addebitarsi alla scarsità di collegamenti. Come risulta dal registro delle visite dell’altro Museo archeologico, quello nel centro storico, i nuovi reperti, come la tomba datata 490-470 a.C., rinvenuta presso l’attuale Parco Carrara, oltre alle testimonianze dell’età del bronzo, la barchetta nuragica, i vasellami e il tesoro di Hera, sono stati particolarmente apprezzati. Immancabili, le foto di rito dei turisti con le riproduzioni dell’elmo acheo e del diadema di Hera. Gregorio Aversa, direttore del Museo archeologico nazionale, è dal 5 novembre alla guida anche del Museo sul promontorio lacinio. L’obiettivo è migliorare il rapporto con la città, rendere il museo archeologico di Capo Colonna più fruibile.

Recentemente, Gregorio Aversa ha presentato un filmato in 3D che è solo una bozza della ricostruzione di tutta l’area sacra del promontorio lacinio, a cui la struttura museale lavorerà da qui ai prossimi mesi o anni. Il tutto si baserà su citazioni empiriche di come poteva presentarsi l’area sacra all’epoca. La ricostruzione, infatti, sarà elaborata in base agli scavi operati fra il 2000 e il 2005, cui partecipò lo stesso Gregorio Aversa, coordinati da Roberto Spadea, cui presero parte Paolo Morelli, Alfredo Ruga, Giovanna Verbicaro, dietro la direzione di Giorgio Rocco. Gli altri membri dello staff, che parteciperanno alla ricostruzione virtuale, sono: Gianfranco Screnci, Giulio e Rossella Ciambrone, Paolo Morelli e Pietro Condello.

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