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L'installazione di Pitagora danneggiata

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CROTONE – Non c’è pace per l’installazione di Pitagora nell’omonima, centralissima piazza di Crotone. Prima contestatissima, ora danneggiata.

Non si è trattato di un atto vandalico, come si era pensato in un primo momento, ma di un incidente: sull’episodio hanno fatto luce gli uomini del Comando di polizia locale, dopo che il comandante Francesco Iorno ha disposto i rilievi del caso.

Il responsabile dell’incidente è stato già individuato e gli è stato contestato il danno arrecato. A quanto pare, il conducente di un’auto, nel parcheggiare il veicolo per recarsi presso uno  sportello bancomat, ha dimenticato di inserire il freno a mano. L’auto, libera dai freni ed in discesa, è andata a sbattere sull’installazione.

Il fatto è avvenuto nelle prime ore della mattina. Non c’è pace, si diceva, per l’installazione pitagorica. Nonostante il grande Bertrand Russell sostenesse che nessun uomo più di Pitagora ha avuto tanta influenza sulla storia del pensiero, nella città in cui il filosofo e matematico di Samo fondò la sua Scuola non c’è una statua o un busto che lo ritragga. Dopo 2500 anni, la città il cui nome è stato proiettato in un circuito culturale internazionale grazie a Pitagora, finalmente sembra ricordarsene grazie al progetto di crowdfunding dell’artista Gaspare Da Brescia. Ma l’installazione già realizzata su commissione del Comune è stata sempre al centro di polemiche, perché a molti sembrava uno scandalo la spesa di qualche decina di migliaia di euro per l’omaggio alla figura rappresentata nel celebre affresco di Raffaello “La scuola di Atene”, visitabile nel percorso dei Musei vaticani, che intendeva riflettere la modernità e attualità del pensiero di Pitagora tra filosofia, matematica, astronomia.

Pitagora, nel dipinto che rappresenta i più celebri filosofi e matematici dell’antichità in un dialogo ideale, sta un po’ più avanti degli altri mentre è seduto e legge un grosso libro ma il commento ricorrente sull’installazione era quello secondo cui sembra sia accomodato su un water. Eppure parliamo della più popolare in assoluto delle opere di Raffaello, fruibile all’interno di una delle più grandi raccolte di opere d’arte al mondo.

I pochi monumenti dislocati in centro e periferia a Crotone rievocano personaggi importanti per la storia della città ma decisamente di minore rilievo. Con tutto il rispetto. Si va dagli ex sindaci Raffaele Lucente e Carlo Turano a nobili come Armando Lucifero e rivoluzionari come i fratelli Bandiera. Senza dire di un gladio d’ispirazione fascista. Non compete a noi soffermarci sul valore intrinseco dei monumenti di cui sopra. Quello che non si può non rilevare, invece, è che, dopo un silenzio durato millenni, in città pullulano iniziative, di varia natura e di diverso spessore, ispirate a Pitagora.

Di questo titano del pensiero celebrato in tutto il mondo sembra essersi accorta anche la “sua” Crotone, proprio lei che sembrava assuefatta all’indifferenza, e questo rinnovato interesse non può che essere gravido di sviluppi positivi. Da qualche anno si tiene un interessante festival del pitagorismo, prima della pandemia era tornato il premio Pitagora e Santo Vazzano, il presidente del consorzio Jobel, che gestisce il parco Pitagora, uno dei pochi contenitori di eventi culturali della città, parla spesso del filosofo come brand per Crotone. Insomma, meglio tardi che mai, al di là delle appropriazioni indebite e dei travisamenti frutto di inqualificabili macelli epistemologici da parte delle logge massoniche – capita purtroppo che i cappucci gli intitolino “obbedienze”.

“Pitagora pensaci tu”, dunque, per citare il titolo di un disco del chitarrista Renato Caruso, un album strumentale di qualche anno fa che omaggia lo scopritore dell’intervallo di ottava, ovvero il teorico dell’antenata delle scale musicali, e le radici. Un invito, anche, a riscoprire e riconsiderare un’identità culturale che in un’ex capitale magnogreca potrebbe divenire attrattore di turismo e volano di sviluppo. Ma forse 2500 anni sono ancora pochi. A Firenze la statua di Dante Alighieri lo scultore Enrico Pazzi la realizzò a 600 anni dalla nascita del “ghibellin fuggiasco”.

Anche Pitagora fu cacciato da Crotone, sul finire del IV secolo A. C., ma l’eredità preziosa che ha lasciato non è stata ancora ricambiata dalla città. Riparò a Metaponto, perché i locresi gli negarono l’asilo, ma là la statua c’è.

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