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Mustafa El Aoudi riceve l'onorificenza dal presidente Mattarella

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CROTONE – «Non voglio agio né ricchezze, solo che Lei possa aiutarmi a trovare un’occupazione, che mi permetta di vivere nella tanto agognata serenità, e che interceda affinché finalmente possa conseguire la cittadinanza italiana».

Alla fine non resta che appellarsi al Presidente Mattarella, anche se il suo mandato è alle battute finali. Del resto, proprio dalle mani del Capo dello Stato ha ricevuto la massima onorificenza, quella di Cavaliere al Merito della Repubblica. Resta, infatti, un paradosso: il Cavaliere Mustafa El Aoudi non ha ancora la cittadinanza italiana. Mustafa, assistito dall’avvocato Luigi Colacino, ha scritto a Mattarella nella speranza che si sblocchi l’iter per il riconoscimento della cittadinanza italiana.

L’istanza avanzata dall’ex sindaco di Crotone Ugo Pugliese per il riconoscimento della cittadinanza per meriti speciali all’ambulante marocchino che nel dicembre 2018 salvò una donna da sicura morte scagliandosi contro l’aggressore che la stava per accoltellare è stata trasmessa nel settembre dello scorso anno, dalla Prefettura di Crotone, dopo un’istruttoria favorevole, al ministero degli Interni.

Ma ancora da Roma non hanno fatto sapere niente al Cavaliere. In questo lasso di tempo l’unica rappresentante delle istituzioni che ha cercato di saperne di più, vigilando sull’iter, è stata la senatrice Margherita Corrado. Gli uffici ministeriali però si limitano a ribadire che l’istanza è «alla valutazione unitamente ad altre istanze presso l’Ufficio di gabinetto».

«Il mio non è – stato un gesto eroico – scrive Mustafa – bensì di pura umanità e di semplice solidarietà. Ho reagito come chiunque altro avrebbe fatto in tali circostanze, sono intervenuto in aiuto di una donna in pericolo. Per questo motivo non mi sento un eroe ma soltanto un brav’uomo». Padre di tre figli («ho sempre fatto tutto quanto in mio potere affinché potessero avere il meglio dalla vita»), Mustafa da 30 anni vive a Isola Capo Rizzuto e ha un permesso illimitato di soggiorno, ma ora punta a dare un futuro alla sua famiglia.

Nell’aprile scorso è divenuta definitiva la condanna di Luigi Amoruso, l’uomo accusato del tentato femminicidio della dottoressa Nuccia Calindro, avvenuto all’esterno dell’ospedale San Giovanni di Dio. In primo grado il gup di Crotone lo aveva condannato a 10 anni e 4 mesi di reclusione. Ma la Corte d’Appello di Catanzaro aveva ridotto a 7 anni la pena escludendo l’aggravante della crudeltà, e ciò nonostante la donna fosse stata colpita ben 16 volte con un cacciavite e la “provvidenzialità” (citiamo la sentenza del gup Michele Ciociola) dell’intervento dell’ambulante marocchino che per il suo eroico gesto è stato nominato Cavaliere della Repubblica.

La dottoressa deve la vita a Mustafa perché Amoruso l’aveva già colpita in parti vitali, al collo, al torace e al capo, e stava per sferrare un altro fendente, dopo averla immobilizzata, quando su di lui è piombato il marocchino, che ha fermato la violenza e ha bloccato l’aggressore impedendogli la fuga. Arresto del privato, si chiama nel gergo giudiziario. Ma è umanità.

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