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una coltivazione di finocchio

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CATANZARO – Il sistema di gestione dell’acqua in Calabria resta problematico, ad esserne convinta è Innocenza Giannuzzi,  presidente del Consorzio Agricoop, che lancia il suo allarme precisando che «la grande sete e le dighe mai attivate, un sistema che letteralmente fa acqua… Metafora forse banale ma calzante, un altro paradosso made in Calabria, regione che con le sue risorse idriche può fare invidia a tutt’Europa, costretta a fare i conti ogni anno con risorse razionate o ancor peggio disperse prima di arrivare all’utente finale e che oggi mette a serio rischio una delle produzioni d’eccellenza del Crotonese».

La Giannuzzi precisa che si tratta di «una storia lunga oltre 30 anni, in Calabria tutto è permesso a discapito degli imprenditori agricoli. Il finocchio, fiore all’occhiello del comparto agricolo crotonese, è messo a serio rischio dalla ‘malagestione’ delle risorse idriche. La società A2A chiude l’acqua alle imprese, situazione non nuova che perdura, ed è ormai consolidata da anni, ironicamente sono stati magnanimi chiudendo l’approvvigionamento idrico a settembre, nei precedenti anni la società iniziava già da giugno a dichiarare di ridurre o chiudere l’elemento principale per il settore, l’acqua, mettendo a rischio le produzioni del pomodoro ‘San Marzano’. In questi anni, ci chiediamo quali fatti ed atti sono stati intrapresi dalla Regione e dalla Sorical per tutelare le nostre imprese? La realtà della situazione ci fa pensare nessuno, si attivano (di rado) solo al grido d’allarme degli imprenditori, attuando come di consuetudine soluzioni tampone. Non è possibile vivere nell’incertezza e nella continua emergenza, non è possibile giungere sempre al limite delle situazioni a discapito delle aziende».

In conclusione Giannuzzi sostiene che «chi governa ha il compito di tutelare i cittadini e le ricchezze del proprio territorio. Il nostro patrimonio agroalimentare ed economico non può e non deve essere messo in crisi da una società che ha già depredato da anni la Calabria e che tramite un contratto obsoleto mette a rischio le imprese calabresi. Si tutelino i nostri imprenditori e si chiudano i rubinetti alla società A2A. Prima di tutto noi calabresi. È arrivata l’ora del riscatto di una terra che da sempre è ostaggio della ‘malapolitica’ e della cattiva gestione delle nostre risorse».

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