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Giorgio Barozzi

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CROTONE – Riempie un vuoto nella didattica musicale, sfornita di manuali sul genere pop-rock. E’ l’ambizione fondamentale sottesa al libro di Giorgio Barozzi “Teoria e Armonia della musica moderna”, uscito per le edizioni musicali Eufonia, un testo appositamente pensato per gli studenti della popular music. Esigui i materiali didattici a supporto di una disciplina da poco approdata nei Conservatori italiani. Altro elemento caratterizzante è il contributo innovativo alla didattica apportato dal lavoro, diviso in 34 capitoli, che, oltre a illustrare i principi della teoria musicale e i concetti dell’armonia e dell’improvvisazione pop-rock, è ricchissimo di grafici, tabelle, tavole, quadri riassuntivi ed esempi grafici scaricabili direttamente sul cellulare, inquadrando i codici QR posti di fianco a ciascun argomento. Un’esperienza di studio non solo teorica ma anche tangibile, che viene proposta in tempi di pandemia in cui lo smart workink condiziona pesantemente il lavoro del musicista. Ne abbiamo parlato con l’autore, calabrese di Cutro, che nonostante la giovane età vanta un curriculum di tutto rispetto e lavora nel mondo della musica come tastierista, arrangiatore, compositore, cantante e didatta.

Il suo lavoro costituisce un contributo innovativo alla didattica del genere pop-rock, finora poco esplorata dalla manualistica. In cosa si distingue dalla letteratura fin qui disponibile?

«Negli ultimi trent’anni, due grandi filoni hanno caratterizzato la didattica musicale: quello classico (o meglio, tradizionale) e quello jazz, nel primo caso traendo origine dall’analisi delle meravigliose testimonianze di genialità artistica che i compositori degli ultimi secoli ci hanno lasciato sugli spartiti, mentre nel caso del genere afro-americano, dall’indagine sulle incredibili performances improvvisative incise dai grandi jazzisti del ‘900. Poiché il genere Popular stesso è nato dalla commistione, ormai accettata universalmente dalla comunità musicologica internazionale, fra i due indirizzi musicali e le esigenze del nascente mercato discografico, ho voluto strutturare un metodo didattico che osservasse questa discendenza, cioè che traesse dalla didattica tradizionale e da quella jazz gli elementi più congrui alla formazione di uno studente di musica pop/rock: una solida comprensione della notazione, del ritmo, delle forme musicali moderne e delle strutture armoniche più diffuse e al contempo l’acquisizione di una propria tecnica dell’improvvisazione e di un linguaggio stilistico moderno».

Da cosa nasce l’esigenza di mettere a punto un testo teorico-pratico nell’ambito della popular music?

«Principalmente da due fattori: per prima cosa l’aver osservato, durante le mie esperienze di studio, una certa esiguità di manuali dedicati alla trattazione della teoria e dell’armonia pop/rock e in secondo luogo, soprattutto, l’aver constatato una certa distanza fra le competenze che si acquisiscono durante gli studi, tradizionali e jazz, e la loro effettiva messa in pratica sui palchi dove si suona la musica Popular. Inoltre negli ultimissimi anni i Conservatori italiani, affiancandosi a moltissime scuole di musica private e allineandosi alle istituzioni musicali europee, hanno (finalmente) costituito i corsi di musica pop-rock, motivo ulteriore per provare a fornire un manuale agli studenti che li frequentano».

Che caratteristiche deve possedere oggi un musicista pop professionista?

«Innanzitutto, certamente, un grande amore per il proprio strumento e una grande devozione a ciò che si fa, perché la musica è arte. Di sicuro una solida comprensione della teoria e dell’armonia consente di ampliare le proprie possibilità performative, compositive e improvvisative. Bisogna saper leggere una partitura, ma anche saper accompagnare un brano riarrangiandolo per il proprio strumento, così come è fondamentale saper costruire un assolo improvvisato. Oggi è molto diffusa la figura del cantante-compositore, perciò chi aspira a diventarlo non può che trovare giovamento dal comprendere i concetti di armonia, potendo così ampliare il proprio lessico musicale. Infine è necessario saper lavorare in team, essere dei buoni imprenditori di se stessi, scegliere le persone giuste con cui cooperare, promuovere le proprie attività e lavorare sempre con il massimo impegno».

Gli studenti che si accostano a questa disciplina relativamente nuova nell’offerta formativa dei Conservatori sono una componente maggioritaria rispetto a quelli degli ambiti più tradizionali come classica o jazz?

«Al momento i corsi pop/rock sono molto gettonati, anche se l’offerta formativa di alcuni istituti esteri e di alcune scuole private è competitiva, perciò molti ragazzi studiano questa disciplina anche in altre sedi. Probabilmente è presto per fare delle stime numeriche, ma ho ben presente la fila che ogni anno, da qualche tempo, si crea di fronte alle aule degli esami di ammissione ai corsi pop/rock».

Il testo è destinato a studenti dei Conservatori o comunque ad un ambito accademico oppure si rivolge a un pubblico più ampio, considerato anche il dilagare dell’auto produzione musicale  e dell’home recording?

«Assolutamente pensato per essere utilizzato sia da studenti accademici che da autodidatti. A dire il vero, la forma della trattazione è volutamente molto descrittiva e discorsiva: la prima bozza del libro era difatti l’unione dei miei appunti per le spiegazioni ai miei allievi. Ho inseguito il più possibile una visione multi-prospettica, affinché chi leggesse potesse comprendere a fondo i concetti illustrati, come se di fronte avesse qualcuno a spiegarli. In questo ho incontrato anche l’entusiasmo e la disponibilità dell’editore Silvio Maggioni per Eufonia Edizioni Musicali, con il quale abbiamo concordato l’inserimento dei codici QR di fianco agli argomenti che necessitano di esempi audio e tavole riassuntive, in modo da fornire un’esperienza di studio il più possibile completa».

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