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COSENZA – Da quando il sindaco Mario Occhiuto gli ha affidato la delega al Bilancio, Luciano Vigna trascorre le sue giornate al secondo piano di Palazzo dei Bruzi immerso tra i numeri. Debiti, crediti, incassi, percentuali di riscossione: Vigna cita tutte le cifre a menadito, impegnato com’è nella redazione del primo vero bilancio di previsione dell’amministrazione Occhiuto che in aula dovrebbe arrivare entro il 30 aprile. La parola d’ordine è razionalizzare. «I bilanci devono essere costruiti – spiega – intorno ai flussi di cassa. Le spese devono trovare ricontro negli incassi. Negli anni passati è capitato invece che mentre le spese si traducevano in fatture e quindi in debiti, le entrate finivano direttamente in residui attivi e quindi in somme non riscosse».Assessore, a che punto siamo con il bilancio di previsione?«Siamo in una fase di concertazione con le strutture interne. Guardi, nella stesura del bilancio io sono partito dalle entrate perché per far quadrare i conti è necessario concentrarsi su quanto s’incassa. In passato è stato fatto il contrario: si partiva da quanto si voleva spendere. Il che ha determinato una cospicua massa di residui».

A quanto ammontano le entrate mai incassate?

«Complessivamente parliamo di 120 milioni di euro. Ma in questa cifra c’è di tutto, investimenti compresi. Ora siamo concentrati sui residui storici, ovvero quelli risalenti a prima del 2006: ammontano a 40 milioni di euro ed è su questa cifra che si concentra l’attenzione della Corte dei Conti, perché li considera scarsamente esigibili. Il loro grado di riscossione è sotto il 10 per cento. Con un gruppo di stagisti dell’Unical abbiamo avviato un’analisi del bilancio per individuare il grado di esigibilità delle partite e stanziare un fondo di svalutazione».

Tra i residui storici ritiene ci siano somme non più riscuotibili ma ancora iscritte?

«No. Sono tutte ancora esigibili. Prudenzialmente stimiamo che il 20 per cento abbia un basso grado di esigibilità. Quest’anno partiamo prevedendo in bilancio un fondo di svalutazione di 1 milione di euro. Lanciamo un segnale importante alla Corte dei Conti, mostrando che stiamo affrontando il problema». 

E rispetto ai residui passivi?

«Stiamo ristrutturando il debito, attraverso una serie di transazioni. Certo, c’è poca disponibilità finanziaria per affrontare e risolvere il problema. Per questo stiamo lavorando per riqualificare le entrate: il che non significa vessare i cittadini con i tributi…».

Su tasse e imposte però ci saranno delle sostanziali novità, introdotte anche dal governo. Partiamo dalla vecchia Ici, ora diventata Imu. Cosa cambia?

«Il Comune di Cosenza manterrà la tariffa base sulla prima casa, reintrodotta dal governo dopo l’abolizione del 2008. Sarà rivista di almeno un punto invece quella sulla seconda casa e sui terreni. Purtroppo dobbiamo dire per l’Imu per i cittadini sarà un salasso, soprattutto per chi ha una seconda casa. Ma non dipenderà dai Comuni».

Ci traduce il salasso in numeri?

«Dal 2008 e fino allo scorso anno il Comune di Cosenza ha incassato all’incirca 12 milioni di Ici. Di questi, 8 milioni provenivano dai cittadini e 4 dallo Stato, come compensazione per il taglio dell’imposta sulla prima casa. Ora dall’Imu dovranno arrivare 16 milioni: l’entrata del Comune resta di 12 mentre 4 andranno allo Stato. In buona sostanza dalle tasche dei cosentini usciranno 8 milioni di euro in più. Di questi 4,5 milioni arriveranno dalla prima casa, il resto con l’aumento delle tariffe…».

Il Comune di Acquaformosa ha adottato la tariffa più bassa sulla prima casa. Il sindaco dice «non siamo gabellieri»…

(L’assessore sospira e alza le spalle, ndr) «Evidentemente può. Guardi, Cosenza in realtà ha un’alta potenzialità d’entrate perché c’è un gran numero di evasori totali. Siamo la seconda provincia, dopo Napoli, per numero di immobili fantasma. Insomma il principio deve essere pagare meno, pagare tutti. E noi ci stiamo muovendo in questa direzione: la società che si occupa della riscossione sta incrociando banche dati per individuare nuove posizioni tributarie. L’obiettivo per quest’anno è di aumentare le entrate del 5 per cento».

Passiamo alle altre tasse. Aliquota Irpef e Tarsu, ad esempio, resteranno invariate?

«Sì, ho in programma un ritocco il prossimo anno anche perché ci saranno modifiche fiscali più generali. Per quanto riguarda l’acqua manterremo le tariffe basse sui consumi familiari, mentre interverremo sui consumi non domestici e quelli domestici oltre una certa soglia di metri cubi. Ridefiniremo anche le tariffe per i servizi a domanda individuale, che non tenevano conto delle capacità reddituali più elevate»

Capitolo spesa. Il Pd è preoccupato: dice che ci sono già 5 milioni di lavori non pagati…

«Le attività di questa amministrazione hanno tutte copertura finanziaria. Quello che mi preoccupa è che consiglieri d’opposizione che hanno avuto ruoli di governo parlino di debiti fuori bilancio lasciati dalla precedente amministrazione. Stiamo facendo delle verifiche. Perché poi sa cosa accade con i debiti fuori bilancio? Che il dirigente di Ragioneria ogni anno scrive a tutti i settori per avere un rendiconto. Alcuni rispondono, altri no. E da quello che ho visto i Lavori pubblici ad esempio non rispondevano mai».

Facciamo i conti con la cassa corrente. Ogni mese quante spese deve sostenere il Comune?

«Tra stipendi del personale, cooperative B, cooperative A, Ecologia Oggi, Smeco noi ogni mese abbiamo bisogno di 4,5 milioni di euro. Possiamo incassarli con i tributi, e in questo caso è l’agenzia di riscossione che anticipa, e dai trasferimenti statali. Una nota dolente, se pensa che quest’anno l’acconto che riceviamo a marzo è sceso da 8 a 5 milioni e mezzo. Ogni mese rispettare gli impegni è una piccola vittoria. E consideri pure che quest’amministrazione è riuscita a rientrare, dopo tre anni, dall’anticipazione di cassa: abbiamo chiuso il 2011 a zero, mentre l’anno prima il Comune era sotto di 16 milioni».

Ma con quale ritardo pagate i fornitori?

«Le coop B più o meno puntualmente, mentre con le coop A il ritardo viaggia sui 5 mesi e puntiamo a ridurlo a 3. Ad Ecologia Oggi stiamo garantendo mensilmente la rata corrente, ma non basta perché abbiamo ereditato una situazione pesante. Ci sono circa 5 milioni di debiti diretti con l’azienda e in più a dicembre del 2010 la precedente giunta concluse un’operazione finanziaria di difficile comprensione stipulando un contratto di factoring da 10 milioni di euro per saldare in parte Ecologia Oggi e in parte altri fornitori. Mancava però una pianificazione per rientrare da un prestito così cospicuo: si sono mantenuti invariati i volumi di spesa e in più sono stati aggiunti altri 10 milioni».

Poi ci sono da saldare anche le ditte impegnate nei lavori…

«A febbraio siamo riusciti a liquidare alcune partite. Mi auguro di ridurre la mole di impegni entro la fine dell’anno. La spesa annua sul fronte dei servizi minimi essenziali e della manutenzione la manterremo entro i cinque milioni».

Poi ci sono le grandi opere. Ferme, benché finanziate da enti extracomunali…

«Sì, ma per avere i fondi bisogna rendicontare. Comunque entro l’anno daremo nuovo impulso a Planetario, ponte di Calatrava e Castello svevo».

La situazione è difficile, però avete rispettato il patto di stabilità…

«Sì, è stato un risultato fondamentale e insperato, vista la difficoltà. Dovevamo raggiungere un saldo positivo di 3 milioni e 600 mila euro tra entrate e uscite e purtroppo i primi quattro mesi del 2011 avevano lasciato un’eredità disastrosa: il patto richiede oculatezza tra pagamenti e incassi e invece in quel periodo la giunta allora in carica ha speso e basta. Il risultato? Dovevamo recuperare una differenza di 5 milioni». 

E come avete fatto?

«Abbiamo incassato 1 milione e 300 mila euro dall’alienazione di terreni. Il resto è arrivato da una più puntuale registrazione delle fatture per recuperare l’Iva e dal disimpegno di alcune spese non utili».

Insomma, la situazione delle casse comunali qual è?

«Non siamo un Comune virtuoso, ma non è disastrosa. Ci sono margini di recupero. Il problema è che negli ultimi vent’anni c’è stato un aumento crescente della spesa. Probabilmente in alcuni casi si è badato a redigere bilanci solo per fare consenso».

 

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