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CATANZARO – Adriana Papaleo spegne le luci della sua boutique, aperta nel lontano 1984, 28 anni fa, e da alcuni giorni Corso Mazzini ha una saracinesca abbassata in più.

Ha destato preoccupazione e un’ondata di messaggi di solidarietà la storia di una delle commercianti storiche del capoluogo di regione che, dopo una lunga carriera alle vetrine di uno dei negozi più frequentati del centro storico, è stata costretta ad alzare bandiera bianca e a chiudere il negozio: «Non ce la faccio più a sostenere i costi – racconta lei stessa, intenta a raccogliere gli ultimi scatoloni dal negozio – perché la crisi ha inciso sulla mia clientela del ceto medio e borghese, e su tutto come commercianti paghiamo anni di politiche sbagliate e miopi e un target dei fitti assolutamente fuori mercato». La vicenda della Papaleo è subito diventata un simbolo di una città esposta al declino. Tra i più preoccupati gli stessi commercianti. Il presidente dell’associazione di categoria Cicas, Giorgio Ventura, ad esempio, ha affermato: «La vicenda ci addolora ma poiché questo è solo l’ultimo caso di una sequela ormai lunga che annovera nomi illustri del tessuto commerciale della città sul tappeto nominalmente più prestigioso ma ormai desolatamente avviato a un declino inesorabile se non si interviene presto e in modo incisivo».

Vicino all’imprenditrice si è detto il candidato a sindaco del terzo polo, Pino Celi: «E’ compito prioritario della classe politica, delle organizzazioni di categoria, del mondo delle imprese, del sistema del credito, ciascuno nel suo specifico ambito e con azione coordinata, trovare una sintesi operativa che accompagni l’operatore nei momenti di difficoltà». Preoccupazione, infine, dalle associazioni come il “pungolo”.

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