X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

INAUGURARE all’Università della Calabria la facoltà di Medicina è un’ambizione che ad Arcavacata si insegue da tempo. Tra i cubi la sogna Sebastiano Andò, preside della Facoltà di Farmacia e nella politica cosentina periodicamente scatta la rivendicazione. Ne sono passati di appelli, annunci, richieste, consigli comunali. Esiste addirittura un progetto, “Medicina 2020”, approvato dal consiglio provinciale più di un anno fa. L’ultima assise ad aver invocato, all’unanimità, la facoltà di Medicina è stata quella di Rende.

 

Finché tre giorni fa il senatore Antonio Gentile non ha annunciato la firma di una convenzione tra l’Università degli Studi “La Sapienza” e l’azienda sanitaria provinciale, con il concorso dell’azienda ospedaliera e dell’Università della Calabria.  La convenzione «consentirà l’anno prossimo, attraverso l’art 2 comma 3 del medesimo atto, di poter ampliare – spiegava Gentile – l’offerta formativa per tutte le lauree relative alle professioni sanitarie (quest’anno sono stati attivati i primi 30 posti). Si tratta di un primo, importante passaggio verso l’apertura della facoltà di Medicina a Cosenza». Seguivano i ringraziamenti ai protagonisti: il direttore generale dell’Asp Gianfranco Scarpelli e il direttore del policlinico Umberto I, Capparelli, la Giunta regionale, ii professore Andò, il professor Gaudio, cosentino e preside della facoltà di medicina del Policlinico, il direttore dell’azienda ospedaliera, Paolo Gangemi.

 

Tanto è bastato per scatenare una levata di scudi da Catanzaro, che difende strenuamente la sua facoltà di Medicina, unica in Calabria. Per primo è partito, lancia in resta, il consigliere comunale del Psi al Comune di Catanzaro Roberto Guerriero. Per lui una seconda sede di Medicina «significherebbe – ha detto venerdì – non riconoscere alla Facoltà oggi esistente il ruolo di eccellenza che essa recita nel panorama universitario meridionale nonchè comporterebbe la divisione in due dello stesso finanziamento, creando due nani. La domanda è: cui prodest?». E poi ha aggiunto, a scanso di equivoci campanilistici, «se Catanzaro sta per perdere il primato universitario nella formazione medica non è colpa di quelli amministratori cosentini che puntano all’istituzione di una facoltà di Medicina consci delle ricadute economiche e sociali altissime per il proprio territorio, quanto del lassismo, dell’indifferenza e della faciloneria degli amministratori».

 

Lo ha seguito ieri il collega del Pd Vincenzo Capelluto, che ha invocato la difesa della giunta regionale su Catanzaro. «Ma è davvero opportuno, in un periodo di vacche magre quale quello attuale, specie per università e ricerca, promuovere l’apertura – ha chiesto – di una nuova facoltà, certamente dispendiosa per le casse pubbliche, quando a novanta chilometri opera da anni la facoltà di Medicina dell’Università di Catanzaro, polo di ricerca medica di eccellenza? Come può una Calabria non certo ricca e poi non così popolosa sopportare la presenza di due facoltà mediche a così breve distanza?». Insomma «su questo attendiamo risposte dagli Assessori regionali di Catanzaro, dicano finalmente qualcosa i difesa della città, lo dicano a Scopelliti ed al loro collega Gentile. Il capoluogo di regione e i suoi cittadini – ha tuonato – non meritano l’ennesimo danno». Che Medicina a Cosenza non s’abbia da fare lo ha detto anche l’associazione “Catanzaro nel cuore”. Una scelta «scellerata» e un «doppione», l’hanno definita, chiedendo agli assessori regionali catanzaresi di impegnare la giunta regionale «ottenendo la garanzia che Medicina a Cosenza non si farà».

 

E a Cosenza? Per ora tutti tacciono. Forse sono impegnati a capire cosa preveda nel concreto l’annunciata convenzione.

 

 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE