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CATANZARO – Sarebbero, secondo Poste italiane, uffici anti economici e non convenienti all’azienda. Poco importa se forniscono servizi spesso in zone disagiate, contrade lontane dai centri abitati, in molti casi con un’alta percentuale di residenti anziani, con grandi difficoltà se dovessero essere costretti a raggiungere un’altra sede distante magari alcuni chilometri. Poste italiane ha deciso comunque di chiudere 1156 sportelli postali, dei quali 100 in Calabria. 

Un lungo elenco di piccole realtà che vedranno chiudere anche questo presidio. Il piano è stato stilato nell’ambito della riorganizzazione che Poste Italiane ha inviato all’Agcom, allegando la lista delle strutture “anti-economiche”. Si tratta di 1156 sportelli da chiudere, altri 638 da razionalizzare riducendo l’orario e i giorni d’apertura. 

«Non li vogliamo chiudere – chiarisce Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane a Repubblica.it, dove tra l’altro si fa esplicito riferimento al caso di Cirella di Platì – quel report è una lista che siamo obbligati a inviare ogni anno all’autorità di riferimento, cioè all’Agcom. Però sono sportelli effettivamente sotto i parametri di economicità, quindi per non tagliarli stiamo raggiungendo accordi con gli enti locali per trasformarli in centri multiservizi. Per esempio offrire al comune di occuparsi della cartografia digitale – ha aggiunto Sarmi – per un piccolo ente costerebbe circa 5 mila euro. Oppure aprire al cittadino una serie di servizi a pagamento, come il rilascio di certificati anagrafici o la possibilità di saldare il ticket sanitario».

Le prime proteste sono scattate già ieri, ma solo nei prossimi giorni sarà possibile capire i tempi di attuazione di questi nuovi tagli e la possibile chiusura dell’ennesimo presidio in tante realtà che, negli ultimi mesi, stanno vedendo abbassare le saracinesche di tanti uffici. E’ la crisi, con tutte le sue consguenze. 

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