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CATANZARO – La battaglia dei lavoratori della Fondazione Campanella non si ferma. E in attesa della riunione del Tavolo Massicci prevista per oggi i dipendenti fanno sentire la propria voce. La protesta continua sul tetto del campus di Germaneto e ieri il Comitato di lotta e coordinamento, ha inviato al presidente del Consiglio Mario Monti una lettera sul Polo. Nella documentazione è stato allegato anche un video con le testimonianze dei familiari delle persone in cura nel Centro oncologico. Nella lettera si ricorda che “sono circa 4 anni che protestiamo contro probabili licenziamenti, o addirittura chiusura del Polo oncologico”. La sensazione dei lavoratori è che “la politica territoriale ed i subcommissari D’Elia e Pezzi vorranno parlare di tutt’altro al Tavolo Massicci. È assolutamente vero che la questione del Polo regionale è molto complessa, ma è anche vero che la Fondazione Campanella è al primo posto per la cura e la ricerca dei tumori, come testimoniano anche le classifiche del professore Veronesi”.

“Siamo lavoratori – scrivono – e sappiamo di lavorare bene, altrettanto voi lo siete ed in questo momento non si può escludere che, se un Piano di rientro significa cancellare tutto, bisogna anche capire cosa, per non trovarsi ad avere situazioni ancor peggiori come aumento della migrazione sanitaria, attivazione, con ulteriore impegno economico, di altri poli oncologici al di fuori di Catanzaro , considerando poi il federalismo sanitario alle porte”. Vista la complessità dell’argomenti i dipendenti ripercorrono la storia della Fondazione istituita con legge regionale numero 29 del 2002 a cui seguì il protocollo del 2005 tra Regione e Università all’invio della documentazione nel 2009 per diventare Irccs dove “nonostante il direttore generale avesse spedito tutta la documentazione per il riconoscimento, il presidente Loiero non spedì mai tale documentazione: come potevamo allora diventare Irccs?”. Sono seguite poi le 2 leggi per il passaggio da ente privato a pubblico, impugnate dal governo centrale alla Corte costituzionale, e per la quale si attende la decisione. Fino alla decisione degli ultimi mesi di ridurre i posti letto da 115 a 35. “Il managment della Fondazione ed il rettore dell’Università hanno impugnato tale decreto, ma attendiamo eventuale sospensiva. In attesa di una lenta burocrazia non abbiamo soldi, fondi, agonizzanti continuiamo, ogni tanto arriva qualche mandato dal dipartimento, ma quasi come favore personale e non come diritto, tante promesse verbali da parte della Regione per la copertura dei debiti accumulati (circa 20 milioni) che non sono state mantenute, decreti ingiuntivi da parte dei fornitori, materiale sanitario che non può essere ordinato, lettere continue del managment ai subcommissari, alla Regione senza mai risposte”.

Tutto questo fino alla situazione degli ultimi giorni con le proteste sul tetto: “Prima di discutere al Tavolo Massicci della sanità calabrese poniamo a tutti una domanda, non essendo una Parmalat o una Fiat ed essendo un Polo oncologico che cura i malati oncologici, che evita la migrazione extra -regionale, riconosciuti a livello nazionale per le ricerche e le cure che si effettuano per i tumori, unici in regione per alcune cure o indagini come la Pet , diteci voi ” stranieri” conviene chiudere il nostro Polo oncologico? In quale Piano di rientro esiste un polo oncologico regionale con 35 posti letto degno di essere tale ?”. E poi la conclusione “guardate questo video e non credete alle cose che vi dicono perché quando si parla della “Campanella” non c’è da mettersi le mani nei capelli, come dicono che fate i nostri interlocutori quando vengono a parlare a Roma di noi, ma c’è da essere orgogliosi di avere al sud Italia tale tipo di struttura”.

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