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ROSARNO – «E’ un giorno per esultare. Una battaglia iniziata in Calabria con l’incessante iniziativa “Non lasciamo sola Rosarno, coltiviamo gli stessi interessi” è stata portata a termine con grande soddisfazione da parte di tutta la Coldiretti. Ha vinto il gioco di una squadra capitanata dalla Coldiretti». Lo afferma, in una nota, il presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro. «Un risultato – aggiunge – che va ascritto alla validità e importanza di un sistema produttivo quale è quello degli agrumi e che dalla prima ora ha visto la convinta adesione di tanti sindaci e consigli comunali, dei primi firmatari delle proposte di legge i parlamentari Oliverio, d’Ippolito e Beccalossi, del presidente della Commissione agricoltura della Camera Paolo Russo, dei Ministri Catania e Riccardi che, capendone le ragioni, avevano assicurato nelle loro visite in Calabria il loro massimo impegno. Ed ancora il consiglio regionale della Calabria con l’assessore Trematerra e i consiglieri regionali Nucera, Imbalzano e Giordano, l’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria ed il mondo dell’informazione, che ha rilanciato le motivazioni alla base della richiesta, le associazioni dei consumatori e innumerevoli cittadini». «L’aumento della quantità di frutta nelle bibite al 20 per cento – dice ancora Molinaro – è ora una realtà che migliora la qualità dell’alimentazione e concorre a ridurre così le spese sanitarie dovute alle malattie connesse all’obesità e da una risposta concreta al territorio coniugando giustizia economica e giustizia sociale. L’importante provvedimento recita testualmente che «a decorrere dal primo gennaio 2013 le bevande analcoliche di cui all’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1958, n.719, devono essere preparate con un contenuto di succo naturale non inferiore al 20 per cento. Una ottima e straordinaria notizia, con una norma che manda in soffitta la legge nazionale di oltre cinquanta anni fa. L’aumento della percentuale del contenuto minimo di frutta al 20 per cento corrisponde all’utilizzo di 200 milioni di chili in più di arance all’anno, con evidenti e positive ricadute occupazionali che andranno ad alleviare la catena dello sfruttamento». «Il passo successivo, adesso – conclude Molinaro – è l’approvazione dei regolamenti attuativi sull’indicazione obbligatoria dell’origine del succo in etichetta». 

 

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