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TOCCA ancora a Reggio la palma di provincia calabrese più amata nel mondo. Nel secondo trimestre 2012, secondo i dati Istat, il valore delle esportazioni dal territorio reggino si è attestato poco sopra quota 90 milioni, in flessione di circa 8 milioni rispetto al 2011 ma ancora saldamente al primo posto nella graduatoria regionale. A reggere il peso della crescita commerciale con l’estero, però, nel secondo quarto dell’anno sono state soprattutto le province di Cosenza e di Catanzaro: la prima è passata dai 51 milioni di euro di beni inviati oltre confine agli oltre 72 del 2012; la seconda è cresciuta fino a 68 milioni, con un’impennata di 15 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E se Vibo rosicchia qualcosa, passando da 18 a 23 milioni, il crollo allarmante è quello di Crotone che ha più che dimezzato le sue esportazioni: valevano 26 milioni nel periodo aprile-giugno 2011, sono piombate a 11 milioni dodici mesi dopo.

UNA CALABRIA IN ATTIVO – Nel complesso, il bilancio calabrese nel primo semestre 2012 fa registrare un +7,9% che nei giorni scorsi aveva fatto esultare l’assessore regionale all’internazionalizzazione, Luigi Fedele, pronto a celebrare «lo stato di “buona salute del settore dell’esportazione dei prodotti calabresi che, senza dubbio, sta vivendo una fase di rilancio e di rinascita rispetto ad anni in cui la Calabria era solita occupare le ultime posizioni in classifica». E in effetti il dato percentuale è superiore alla crescita nazionale, che l’Istat quantifica in un +4,2%. Incremento che arriva in virtù di segni positivi in tutte le aree del Paese, dalle regioni insulari (+17,2%) a quelle del Centro (+7,3%), del Nordest (+3,9%) e del Nordovest (+2,6%). Più lenta la crescita meridionale, che non arriva nemmeno al punto percentuale (+0,9%).

Scorrendo i dati di dettaglio, però, si scopre che il contributo positivo dato dalla Calabria si perde in termini di valore assoluto, dato che dalla punta della Penisola partono per l’estero merci per poco meno di 191 milioni, a fronte dei 549 milioni guadagnati con l’export lucano, dei tre miliardi e mezzo dell’Abruzzo, dei 4,3 miliardi della Puglia e dei 4,7 della Campania. Solo il Molise, con poco meno di 186 milioni, si tiene più giù della Calabria.

Fedele, però, nella sua analisi guarda al bicchiere  mezzo pieno: «In un contesto di forte crisi economica internazionale in cui il Meridione d’Italia arranca – ha dichiarato ancora Fedele -, fanno ben sperare i risultati che segnano positivamente il percorso di apertura della nostra regione alle opportunità rappresentate dai mercati esteri». 

COSA PIACE E A CHI – Per capire quali sono i prodotti che hanno maggiore attrattività, intanto, si può partire sempre dai dati Istat, basati su un meccanismo di classificazione denominato Ateco 2007. Si scopre così che la fonte più consistente di guadagni dall’esportazione – oltre 47 milioni – la Calabria la trova nei metalli di base e nei prodotti basati sui metalli. E tra questi, anche se il rilevamento non arriva a un livello tale di dettaglio, c’è da immaginare un’incidenza significativa dell’industria dei lavorati i in alluminio. Nel settore, tra l’altro, si registra anche la forbice più vantaggiosa tra export e import.

Poi arriva l’area dei prodotti alimentari che vale poco meno di 40 milioni: spiccano frutta e ortaggi (20 milioni) e olio (7 milioni e mezzo), ma in questo caso sono più del doppio i soldi che si spendono per importare dall’estero voci di questo settore. Dai prodotti agricoli e animali, invece, si ricavano 18,8 milioni, a fronte di una spesa per l’importazione di oltre 30 milioni. Soddisfazioni degne di nota, infine, arrivano dall’esportazione di sostanze e prodotti chimici che fruttano 28 milioni a fronte dei 15 legati all’import.

Dove vanno a finire le merci, poi – escludendo l’Unione europea che acquista 75 milioni del made in Calabria – è soprattutto nei Paesi extra Ue (51 milioni) e poi alla pari in America e Asia (22 milioni). Il nuovo continente, in particolare sembra attratto dai prodotti alimentari (ne acquista 6,5 milioni) ma ancora di più dalle sostanze chimiche (7,1 milioni). E addirittura, se si considera la somma degli scambi,  la bilancia tra import ed export è attiva sia con gli Usa che con il Canada. Un dato che nei flussi tra la Calabria e l’Europa trova un timido riscontro solo nei confronti del Regno Unito (+1,5 milioni), mentre spiccano i 70 milioni euro spesi per acquistare merci dalla Spagna in cambio di poco meno di 5 milioni che gli iberici spendono nella punta della Penisola.

 

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