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CORONA d’alloro e foto con la tesi sottobraccio sono uguali per tutti. Ma passata la sbornia della festa di laurea, i destini dei giovani appena usciti dall’università prendono strade diverse a seconda della facoltà. E così al Sud per i laureati in materie legate alle scienze mediche si può sperare di trovare un impiego vicino a casa. Per quelli che invece hanno studiato discipline umanistiche, invece, meglio cominciare a preparare i bagagli o predisporsi a un lavoro di ripiego. O, addirittura, entrambe le cose insieme. 

 

C’è un intero capitolo del dossier sulle Economie regionali realizzato dalla Banca d’Italia che è dedicato all’occupazione giovanile e alla qualità dell’impiego dei giovani laureati e diplomati. Sei pagine schiacciate tra il crollo dei consumi e quello del credito. Sei pagine nelle quali si parla di anche dei diplomati: al Sud il 39,7 per cento di loro lavora, ma nel 15 per cento dei casi si adattano di un impiego per il quale non è richiesta nemmeno la qualifica che hanno. 

 

Ma quello che in Bankitalia chiamano «overeducation» è soprattutto un fenomeno che affligge i laureati: nelle regioni del Sud, 23 giovani su cento si adattano, dopo l’università, a svolgere un incarico che avrebbero potuto affrontare anche senza gli studi svolti. E il fenomeno pesa soprattutto sui letterati, per i quali nel 30,9 per cento dei casi arriva un lavoro che si poteva svolgere anche prima di iscriversi in ateneo e addirittura nel 55,7 per cento non ha nulla a che fare con latino, italiano, letteratura, storia e filosofia, rientrando quindi in un caso di «mismatch».

E nel complesso, pur contando coloro che si adattammo i neodottori in discipline umanistiche sono comunque quelli che fanno più fatica: solo il 47,8 per cento di loro trova un impiego, mentre la media italiana del settore si attesta sul 67,5%, pur se con elevate percentuali di “ripieghi” professionali (39,2 per l’overeducation e 68,6 per il mismatch)

Va appena meglio ai laureati in scienze sociali: al Sud lavora il 54,9 per cento di loro, ma il 31,7% rientra nei casi di overeducation e il 16,6% fa tutt’altro di ciò per cui ha studiato. 

In termini di mismatch è dura anche per gli esperti di Scienze naturali: 47,2%, quasi uno su due tra quel 60,5% che riesce a lavorare. Trovano ancora bene un impiego ingegneri e architetti: il 67,7% è collocato con bassissimi tassi di overeducation (8,5) e contenuti livelli di mismatch (14,6).

Ma chi va meglio di tutti nelle regioni meridionali risultano essere, secondo Bankitalia, i laureati in Scienze mediche: tre su quattro trovano un lavoro, che corrisponde ai loro studi nell’85% dei casi. E gli anni dell’università, per il 91,5 per cento di loro, non sono stati sprecati.

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