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CATANZARO – Casse comunali senza più un euro, con grandi difficoltà ad ottenere i trasferimenti regionali, troppe volte incapaci di incassare i tributi, ma anche vittime dei tagli continui da parte del Governo. C’è uno spaccato complesso e un futuro preoccupante nel rapporto annuale di Legautonomie Calabria, “Finanza comunale, ricchezza locale, sistema idrico e rifiuti”, presentato oggi a Catanzaro dal presidente, Mario Maiolo, e dal segretario, Claudio Cavaliere. Una condizione di assoluta difficoltà, dunque, che rende spesso vani anche gli sforzi e gli impegni compiuti dagli enti più virtuosi. Tutto questo, aggravato da una realtà quale quella calabrese, dove i 327 piccoli comuni contribuiscono solo per il 28,4 per cento alla ricchezza regionale, mentre nei 20 comuni con oltre 15 mila abitanti si concentra il 49,2 per cento della ricchezza. Così, sono troppo netti i divari tra Comuni ricchi e quelli più poveri. Ad esempio, nel rapporto emerge che il Comune più ricco per pro capite contribuente è quello di Rende, con 26.072 euro, seguito da Soverato (25.237 euro), mentre quello più povero è Platì (11.693 euro) seguito da Careri (12.735). Differenze abissali tra le realtà locali, evidenziate anche nel report sui Comuni più ricchi per pro capite famiglia, dove in testa c’è Castrolibero (28.065 euro) seguito da Vibo Valentia (27.451), mentre i più poveri per pro capite famiglia sono Centrache (8.790) e San Pietro in Amantea (8.954). 

LA SPESA. «Gli effetti della crisi sulla spesa dei Comuni – è stato evidenziato nel rapporto – si vedranno in maniera più marcata a partire dal 2011, quando la riduzione dei trasferimenti ridurrà le entrate e andrà conseguentemente a penalizzare la dinamica della spesa degli enti comunali». Tra le voci di deterioramento dei bilanci locali, Legautonomie ha evidenziato l’andamento delle entrate totali in termini pro capite. «I dati ci consegnano una sostanziale stabilità delle entrate correnti – ha detto il presidente Mario Maiolo – con il pro capite delle imposte più le tasse comunali che crescono in Calabria, nell’ultimo anno di riferimento, di 16 euro. La relativa tenuta del livello delle entrate comunali è confermata anche prendendo in esame la scomposizione secondo le principali voci con le entrate extratributarie che si mantengono sostanzialmente stabili in un quadro, però, di carenza di servizi offerti». Stabili risultano sia gli indicatori economici calabresi, sia la spesa complessiva in termini reali. In quest’ultimo caso, però, Legautonomie Calabria ha dichiarato che «risentirà probabilmente dei tagli delle risorse dal 2011». In quest’ambito, «risulta interessante che al crescere della spesa corrente decresce la spesa in conto capitale. Questo elemento è preoccupante – hanno sottolineato Maiolo e Cavaliere – perché i Comuni calabresi finanziano la spesa con una percentuale doppia rispetto alla media italiana attraverso i prestiti, e perché il volume di spesa si concentra soprattutto su due settori, amministrazione, gestione, controllo e territorio ed ambiente, a scapito di altri». Sempre sul versante della spesa, è stato aggiunto come, nel 2010, gli impegni per la spesa corrente sono ammontati in Calabria a 1,49 miliardi di euro e quelli per investimenti a poco più di 700 milioni di euro, mentre «ulteriore elemento negativo è la capacità di spesa in conto capitale, meno dell’8 per cento nel 2010 a fronte di quasi il 20 per cento a livello nazionale». 
LE ENTRATE. Altra capitolo, ha aggiunto il segretario Cavaliere, riguarda le entrate, per il quale «rimane irrisolto il problema della capacità di riscossione delle entrate proprie che, nell’ultimo quinquennio, non ha mai superato la soglia del 50 per cento, avendo raggiunto nel 2010 il 43,4 per cento a fronte di una media nazionale del 65,3 per cento». 
I TRASFERIMENTI. Nota stonata è anche quella relativa ai trasferimenti, dal momento che «permane l’anomalia calabrese dei trasferimenti correnti regionali – ha detto Maiolo – con un valore pro capite meno della metà della media nazionale, e che incidono sulle entrate correnti per meno del 6 per cento contro il 10 per cento della media nazionale. In Calabria l’80 per cento del totale dei trasferimenti è appannaggio dello Stato (contro la media nazionale del 68 per cento) e solo il 13 per cento della regione, contro la media nazionale del 24 per cento». 
IL PATTO STABILITA’. Intanto, sulle capacità di investimento e sulle prospettive future, pesa come un macigno il limite del patto di stabilità. «Per effetto delle norme sul patto di stabilità interno e dell’obbligo di ridurre lo stock del debito – ha detto Maiolo – già dal prossimo anno il 35 per cento dei Comuni calabresi non potrà più accedere ad alcuna forma di credito e dal 2014 la percentuale salirà al 67 per cento». Una condizione di assoluto disagio, è stato evidenziato dal presidente di Legautonomie, Maiolo, e dal segretario, Cavaliere, i quali hanno aggiunto che «il Governo ha recentemente comunicato l’assegnazione della quota di tagli e sacrifici aggiuntivi che tocca a ogni ente locale. Per la Calabria, tra riduzione dello stock di debito e taglio al fondo sperimentale di riequilibrio, si tratta di ulteriori 18,6 milioni di euro».
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