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«VI SPIEGO come faremo a finire i lavori entro la fine del 2013», aveva detto il 17 aprile 2012 il numero uno dell’Anas Pietro Ciucci. E giù dati e tabelle per illustrare il cronoprogramma dettagliato dei lavori: 34 chilometri entro fine 2012, altri 61 entro novembre 2013. E poi per assicurare che i ritardi del passato erano parte di un’altra epoca: «Ora stiamo monitorando costantemente la situazione», disse ai giornalisti convocati nel campo base di Morano Calabro. 

Dieci mesi dopo, però, i ritardi sono ancora d’attualità, perché il cronoprogramma è saltato. All’appello mancano di certo 10,5 chilometri che dovevano essere consegnati entro dicembre scorso. Sei di essi sono all’altezza di Mileto, dove gli operai sono ancora al lavoro. Un altro tratto, più breve, è nel macrolotto di Campotenese. E infine altri tre chilometri sono tra Altilia e Falerna, dove si marcia ancora su una sola corsia – e con una deviazione da brividi – a sud di San Mango D’Aquino, nonostante le parole di Ciucci che assicurava la scomparsa dei cantieri insieme a quella del calendario 2012. 

Una promessa che, in realtà, non significava nemmeno che l’autostrada a quel punto sarebbe stata del tutto rinnovata. Proprio nel tratto a cavallo tra le province di Cosenza e Catanzaro, infatti, resta ancora una porzione di A3 nella quale ancora non è stata messa mano, fatta di corsie che si restringono, gallerie e curve pericolose. Ma questo, si sa, è legato all’altro capitolo, fatto di finanziamenti mancati. E così, tra i 58 chilometri per i quali non ci sono soldi e i 10,5 per i quali si è già sforato rispetto alla tabella di marcia, il futuro dell’autostrada più contestata d’Italia resta un’incognita. Alla quale contribuiscono anche i problemi che si registrano nei cantieri reggini, che fanno parte dei 61 chilometri da liberare entro la fine di novembre 2013: pochi giorni fa gli scavi di una galleria sono stati interrotti perché nelle vicinanze è crollato il muro di una casa, forse a causa di un effetto “mulinello”. 

«Ci piace darci sfide al limite», disse Ciucci ad aprile. Ma il limite, nel frattempo, rischia di raggiungerla la pazienza di chi, da dodici anni, è costretto a viaggiare su un’A3 in continua lavorazione.

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