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CATANZARO – «In 16 anni di commissariamento i calabresi hanno sprecato un miliardo di euro e ancora aspettano un sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani degno di un Paese civile». La denuncia è di quelle che possono scatenare reazioni e polemiche e a darla è Legambiente della Calabria che in questo modo porta un attacco deciso e circostanziato al sistema dei rifiuti calabrese che proprio in questi ultimi mesi sta evidenziando tutte le sue deficienze aggiungendo all’emergenza “ordinaria” l’emergenza straordinari caratterizzata dai rifiuti sparsi nelle strade e ammucchiati in cumuli maleodoranti e, soprattutto, pericolosi per la salute e la viabilità

Il sodalizio di ambientalisti rimarca come in questi lunghi 16 anni il sistema centrato sulla gestione dell’emergenza tramite i commissariamenti non abbia prodotto il risultato sperato della ottimizzazione della gestione dei rifiuti e, anzi, alla luce anche delle cronache quotidiane, costituisca oggi un sistema che «incrementa illegalità ed ecomafie, deresponsabilizza i sindaci e scoraggia i cittadini a diventare parte attiva per far crescere un sistema di gestione dei rifiuti moderno, efficace e che renda merito alle bellezze della Calabria». Da questo punto di vista «Legambiente ha iniziato un suo percorso, avviato stamattina a Lamezia Terme con un confronto interno alla rete dei circoli calabresi dell’associazione, di controdeduzioni alle linee guida proposto dalla Regione Calabria per rivedere il Piano regionale per i rifiuti che sarà aperto al confronto delle forze economiche e sociali calabresi». 

In particolare, per il vice presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, «le linee guida proposte dalla Regione sembra che siano state congelate al 1997 anno in cui è iniziata la fase di commissariamento che ancora oggi è in atto». Si tratta, quindi, di «una proposta inaccettabile perchè non mira a risolvere i problemi che da anni abbiamo denunciato, non incide la necessaria svolta per aumentare la ridicola soglia del 12% di raccolta differenziata in regione, non affronta il tema del ciclo integrato dei rifiuti con una adeguata organizzazione degli impianti necessari a supportare il sistema, mentre continua a premiare l’uso distorto delle discariche come unica soluzione per lo smaltimento». A far eco al vicepresidente nazionale del sodalizio ambientale è il massimo esponente calabrese di Legambiente, Francesco Falcone, per il quale «la Calabria a differenza di altre regioni che in maniera analoga dovevano affrontare una lunga fase emergenziale, non vuole superare la crisi ma punta ad allargare il divario con le altre realtà dal Paese. Non ha impostato un documento per migliorare la sua performance ambientale ma caparbiamente continua a mantenere la coda della classifica. Una classifica che come dimostra lo sforzo compiuto dalla Sardegna può essere migliorata, passando in 7 anni dal 10 al 55% di raccolta differenziata, e che dimostra la fattibilità di un percorso virtuoso incentrato sulla premialità di azioni a favore della differenziata, premiando i comuni virtuosi contro un aumento delle tariffe per quelli che fanno ricorso alle discariche». Puntare sulla leva economica, assegnado «benefici per i comuni virtuosi» per Legambiente costitusice il metodo forse più efficace e di certo consigliabile per «superare le emergenze a condizione che si abbiano idee chiare (e non sembra il caso della Regione) e che cittadini, forze economiche e sociali siano parte attiva in questo processo di virtuosità e futuro».

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