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MENDICINO (CS) – «Noi abbiamo redatto un progetto complessivo che vale per tutto il Paese, per noi non esiste una questione Mezzogiorno ma una questione Paese e vogliamo puntare su tutte le opportunità che ci verranno offerte». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, esordisce così sul problema “Mezzogiorno” durante l’assemblea in corso a Mendicino che ospita gli industriali cosentini. Il presidente degli industriali ha affermato che «alla guida del prossimo Governo ci vuole qualcuno che abbia il senso dell’economia reale ed operi di conseguenza». Mentre sul provvedimento del Governo che sblocca dei fondi per pagare i debiti della Pubblica amministrazione verso le aziende il massimo rappresentante di Confindustria ha rimarcato che «le decisioni assunte oggi dal Consiglio dei Ministri vanno nella direzione giusta, volte a ridare un pò di fiducia». Ma rappresentano «un primo passo e vanno finalizzate in tempi rapidi, è da un pò di tempo che stiamo vivendo col morale sotto i tacchi. Il Mezzogiorno ha già perso 24 miliardi di Pil dal 2007, oltre 300 mila occupati, e il saldo tra imprese attive e quelle cessate si è ridotto di 16 mila unità». Il presidente Squinzi ha poi spiegato che «è come se una regione di medie dimensioni nel giro di qualche anno fosse stata spazzata via dalla carta geografica. A questo sistema economico, già fortemente provato, sta lentamente mancando l’ossigeno. Il raddoppio delle ore di Cassa integrazione nell’ultimo anno nelle regioni del Sud ci racconta il lento ma inesorabile trasferimento di queste difficoltà sulla vita delle imprese e dei lavoratori. Detto questo però – ha proseguito – perfino nel terribile 2012, non sono mancati timidi segnali positivi. Ne voglio citare tre, tutti e tre significativi: le esportazioni, cresciute lo scorso anno del 6,7%, soprattutto verso l’area mediterranea dove il Mezzogiorno è ormai il primo partner commerciale; la propensione all’impresa dei giovani meridionali, se è vero che tra le prime dieci province per nascita di nuove imprese giovanili ce ne sono sei del Sud e l’aumento delle società di capitali pur in presenza di una riduzione del numero totale di imprese, segnale di un tentativo di irrobustimento del tessuto produttivo meridionale». Purtroppo, però, «nel Sud il numero delle società protestate è aumentato, solo nell’ultimo anno, del 12%, superando quota 18 mila». Allo stesso tempo «si stanno dilatando i tempi di pagamento delle fatture: nel Mezzogiorno le imprese che hanno accumulato oltre 2 mesi di ritardo sono ormai arrivate all’11%. Sul versante del credito, le sofferenze nel Mezzogiorno hanno superato i 28 miliardi di euro, raggiungendo il 10% degli impieghi, contribuendo al consolidamento dell’atteggiamento difensivo delle banche, che hanno paura di erodere il loro capitale, e restringono ulteriormente il credito alle famiglie e alle imprese».

LA RELAZIONE DI MAZZUCA. Si è aperta con la relazione del presidente di Confindustria Cosenza, Natale Mazzuca, l’assemblea a cui partecipa il presidente nazionale Giorgio Squinzi. Secondo Mazzuca, «nella crisi la Calabria ha accentuato il suo endemico profilo di regione cenerentola e di area più vulnerabile alla congiuntura avversa con ripercussioni molto pesanti sul mercato del lavoro e delle attività produttive. Il Mezzogiorno è ancora oggi vissuto da molti come il problema italiano, ma ha enormi potenzialità di crescita. Dispone di risorse naturali e culturali inestimabili; di un patrimonio imprenditoriale apprezzabile; di un bacino di lavoratori giovani e professionalizzati». «Per poter mettere a frutto le sue potenzialità – ha detto ancora Mazzuca – il Mezzogiorno ha bisogno, però, di buone pratiche pubbliche. Innanzitutto di buone politiche nazionali ed ordinarie. Un sistema di trasporti- ferroviario, autostradale e aereo- efficiente e di qualità. Un sistema della ricerca e della formazione integrato ed efficace. Un sistema di servizi pubblici articolato, efficiente e moderno. La scarsa dotazione quantitativa e la scarsa qualità dei servizi pubblici a rete sono tra i veri, ordinari, ostacoli dello sviluppo meridionale. La crisi sociale impone provvedimenti immediati. Il Paese è in ginocchio». «Il Mezzogiorno è troppo sofferente. Soprattutto – ha spiegato ancora Mazzuca – per la pubblica amministrazione, che deve al più presto saldare i debiti nei confronti delle imprese. Il ritardo medio è ormai sopra gli otto mesi con punte di oltre 3 anni. Sono più di 70 miliardi i debiti nei confronti del sistema delle imprese. La Banca d’Italia dovrebbe indirizzare fino a convincere o costringere le banche ad avere un atteggiamento meno vessatorio e più collaborativo nei confronti delle imprese, sia per le operazioni di gestione ordinaria che per quelle rivolte al risanamento di criticità congiunturali.Un grande progetto da approntare in termpi strettissimi è quello di dare vita ad una vasta e capillare azione di mautenzione del patrimonio edilizio». «Un secondo provvedimento – conclude – è la riduzione drastica del carico fiscale sulle imprese; terzo ed importante quello di stimolare la nascita di migliaia di piccole imprese indirizzate verso produzioni di nicchia e ad offrire servizi ancora carenti per il mercato. Il mezzogiorno anche grazie ai nuovi fondi 2014-2020, può diventare una straordinaria opportunità per l’Italia e per l’Europa. Non più un problema, ma una soluzione».

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