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CATANZARO – I pensionati e i dipendenti delle regioni del sud Italia sono i cittadini che più degli altri subiscono il peso delle addizionali comunali e regionali Irpef. Lo dice la Cgia di Mestre che ha elaborato una serie di dati. «A sopportare il peso fiscale maggiore sono i contribuenti della Calabria seguiti da quelli del Molise», afferma lo studio. Secondo il segretario Giuseppe Bortolussi le ragioni vanno ricercate soprattutto «nella cattiva situazione in cui versano moltissime regioni del Sud in materia di sanità. Le Regioni in disavanzo sanitario sono state obbligate ad elevare l’aliquota base, pari allo 0,9% sino al 2010, di 0,5 punti percentuali, raggiungendo così quota 1,4%. 

Inoltre, a partire dal 2010 quelle in disavanzo sanitario che non avevano rispettato i piani di rientro sono state costrette ad innalzare ulteriormente l’aliquota di altri 0,3 punti percentuali, arrivando a toccare la soglia dell’1,7%. Poi, spiega ancora la Cgia «con il cosiddetto ‘Salva Italià, il Governo Monti ha sancito l’elevazione dell’aliquota base dallo 0,9% all’1,23%, di conseguenza le Regioni in disavanzo sanitario hanno dovuto portare l’aliquota all’1,73% e quelle che non avevano rispettato i piani di rientro addirittura al valore massimo di 2,03%». Dalla CgiaA ricordano che le Regioni in disavanzo sanitario nel 2011 erano: l’Abruzzo, la Calabria, la Campania, il Lazio, il Molise, il Piemonte, la Puglia e la Sicilia. Mentre le Regioni che sono state costrette ad elevare l’aliquota sino al valore massimo del 2,03% sono state la Calabria, la Campania e il Molise. Per quanto concerne l’addizionale comunale Irpef, nel 2009 e nel 2010 «vigeva ancora per i Comuni il ‘blocc’, ovvero l’impossibilità di aumentarle. Solo nel 2011 e poi definitivamente nel 2012 è stata ridata la possibilità di aumentare le aliquote sino ad una aliquota massima dello 0,8%. Cosa che molti Sindaci hanno fatto per bilanciare la scarsità di risorse a disposizione». «Abbassare le tasse sui lavoratori dipendenti e sui pensionati – conclude Bortolussi – è una necessità ormai improrogabile. Se ciò avverrà, a beneficiarne non saranno solo queste categorie che avranno più soldi in tasca, ma di riflesso anche gli artigiani e i commercianti che, come sappiamo, vivono quasi esclusivamente di consumi interni».
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