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POCA trasparenza nei bandi e concorsi, nei rapporti con le strutture private e nei bilanci: secondo un monitoraggio realizzato da Libera e Gruppo Abele, la sanità calabrese è la più esposta d’Italia al rischio corruzione. Lo si legge nel rapporto conclusivo della campagna “Riparte il futuro contro la corruzione”. I dati, in realtà, non sono incoraggianti in tutta la Penisola: solo 18 aziende pari al 7,4% del totale hanno soddisfatto tutti i criteri. E sono 28 le aziende ancora a quota zero. Da qui il monito di Libera e Gruppo Abele: «la lotta agli sprechi non si fa con i tagli, ma con maggior trasparenza e efficienza».

Secondo una legge approvata nel 2012 tutti gli enti pubblici, Aziende sanitarie comprese, si devono dotare di strumenti per contrastare la corruzione e facilitare la trasparenza. E sulla base di questo dato è stata effettuata la graduatoria pubblicata nel dossier, calcolato sulla base delle informazioni disponibili al 15 novembre scorso: si tengono in considerazione le informazioni sui vertici (curriculum, compensi, altri incarichi) e sul piano anticorruzione che riguarda una serie di altre voci. Per la Calabria, il punteggio medio è stato del 55%, di gran lunga l’ultimo d’Italia. La Campania, penultima, è al 62%, mentre regioni come Basilicata, Liguria e Piemonte ottengono il massimo del punteggio.

A trascinare in basso la media regionale sono soprattutto l’Asp di Reggio Calabria (punteggio pari al 4%), l’Asp di Vibo Valentia e l’Azienda ospedaliera di Reggio, entrambe attestate all’8%. L’azienda ospedaliera catanzarese è al 35%. Si sono allineati fino a raggiungere punteggi positivi, invece, l’Asp di Catanzaro (74%), l’Azienda ospedaliera di Cosenza (81%), le Asp di Cosenza e Crotone (94%). Punteggio pieno, infine, per l’Azienda ospedaliera di Catanzaro. 

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