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CATANZARO  –  Qualcuno l’ha già definita la  peggiore annata della storia. Difficile stabilire se è vero, ma quel  che è certo è che la pioggia caduta copiosa da maggio a luglio, il  terreno fradicio, la scarsità di sole, e la conseguente diffusione  della «dannosissima mosca», hanno avuto come conseguenza un calo  drastico della produzione dell’olio nella nostra Penisola: -35%  secondo le stime dell’Ismea elaborate in collaborazione con Unaprol, e le altre organizzazioni di operatori. Nel 2014, infatti, la produzione si attesterebbe a circa 302 mila tonnellate, contro le 464 mila  diffuse dall’Istat per il 2013.
Il dato stimato per il 2014 è una sintesi tra un’ipotesi minima che  porterebbe la produzione a 286 mila tonnellate (-38%) e una massima  che potrebbe invece portare i volumi verso le 310 mila tonnellate  (-33%).
Da un punto di vista territoriale, a pesare sul risultato finale sono  sicuramente Puglia e Calabria, per le quali si attende una produzione  decurtata di più di un terzo rispetto allo scorso anno. A mitigare, in parte, tale risultato c’è la Sicilia, la cui flessione è attesa al  -22%. Ma è in tutto il Sud che si attendono flessioni a due cifre con  punte di -45% per Basilicata e Abruzzo e -40% per la Campania. Nel  Centro Italia e in Liguria, si attende una produzione quasi dimezzata  e anche nelle regioni del Nord si prevedono quantitativi molto al di  sotto dello scorso anno.
Per la Calabria, seconda regione italiana per  produzione di olio, si prevede una forte contrazione produttiva, sia  rispetto alla precedente campagna, sia rispetto alla media delle  ultime annate. I problemi si sono presentati già in fase di  allegagione e sono proseguiti con il clima estivo che ha favorito gli  attacchi di patogene, come mosca e tignola, compromettendo anche la  qualità del prodotto. Particolarmente penalizzata la provincia di  Reggio Calabria, dove ci sono zone con una produzione che va dallo  scarso al nullo.
Nella zona del Basso Ionio, si è avuta una fioritura disomogenea, con  un successivo freddo prolungato ed un repentino cambio di temperature  che hanno creato problemi in fase di fruttificazione. Qui la siccità  ha creato problemi in fase di fruttificazione. Nell’alto Ionio già  nella fase di post allegagione ci sono stati attacchi di tripide che  hanno provocato cascola di frutticini. Alla perdita di prodotto ha  contribuito anche il forte vento. La fruttificazione è stata, invece,  caratterizzata da intense precipitazioni alternate a giornate di caldo afoso: clima ideale per lo sviluppo della mosca. Ad agosto, inoltre,  c’è stata cascola di olive.
Anche nel Catanzarese la produzione di quest’anno è stata condizionata da eventi sfavorevoli: nella zona di Lamezia, ad esempio, è annata di  scarica, mentre a Maida e nelle zone collinari ci sono state gelate  prima e troppa siccità poi. Meno sfavorevole sembra essere la  situazione in provincia di Cosenza dove, seppur con una certa  difformità sul territorio, le perdite sono limitate e anzi in alcune  aree quest’anno stanno esitando volumi addirittura maggiori. Nel  Crotonese i volumi di olio potrebbero oscillare intorno a quelli dello scorso anno, ma risultano comunque inferiori rispetto alla media.  Male, invece, in provincia di Vibo Valentia.

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