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CATANZARO – “Dubito fortemente che la ripresa, di cui si sente parlare, possa arrivare fino in Calabria. Mancano le condizioni minime. Al di là degli auspici occorrono fatti concreti, ma a me pare che siamo distanti dall’obiettivo”. Giuseppe Speziali, presidente di Confindustria Calabria, non vede tinte rosa all’orizzonte della sua regione che, in una conversazione con l’Agi, definisce “sud del sud” e descrive come una barca alla deriva alla luce delle statistiche e degli indicatori economici che la vedono precipitare in fondo alle graduatorie. 

Il presidente degli imprenditori calabresi esprime le sue riserve sull’ipotizzato recupero dell’economia e lancia un appello a tutte le componenti della società calabrese: dalla politica ai sindacati, oltre che, naturalmente, al mondo imprenditoriale. “Occorre concentrarsi – spiega – sui fondi comunitari, che rappresentano le uniche risorse disponibili per tentare di uscire da una crisi terribile. Quindi bisogna mettere mano alla programmazione della spesa per il periodo 2007-2013, coinvolgendo le forze produttive, ed attivarsi in maniera puntuale per il periodo 2014-2020 assegnando un ruolo da protagonista alle forze del parteniariato. Le forze economiche – sottolinea – sono interessate alla migliore riuscita della programmazione comunitaria e vogliono contribuire al raggiungimento di questo obiettivo. Serve un’azione comune, concordata, se no la ripresa resta una parola senza senso compiuto”. Di tutto questo, dice il presidente degli industriali calabresi, si deve discutere con la Giunta regionale, ma una mano decisiva può venire dal governo di Roma.
“Il governo deve fare e può fare molto – dichiara Speziali – se vuole veramente aiutare la Calabria, che è il Sud del Sud. Spesso – evidenzia – si dimentica che questa regione è distante dalle altre realtà del Mezzogiorno e non è in ritardo solo rispetto al Nord. Chiediamo, pertanto, un’attenzione particolare”. Il clima politico nazionale potrebbe rivelarsi, sotto questo punto di vista, favorevole. “Chiediamo – afferma al riguardo – una spinta forte a tutta la deputazione calabrese, senza distinzioni di schieramento, visto che il Parlamento sostiene un governo di larghe intese. Bisogna esercitare una forte pressione perchè non si parla più – dice ancora Speziali – delle infrastrutture: da quelle da completare a quelle da realizzare ex novo. Non si parla più del porto di Gioia Tauro o dell’industria manifatturiera che in Calabria è scomparsa, nè si parla di accesso al credito, che in questa regione è problematico”. E’ questo, più o meno, il clima descritto anche da Cgil, Cisl e Uil, che in un documento comune hanno chiesto un incontro al governo regionale, annunciando la mobilitazione dopo la pausa estiva. “Quello riguardante la necessità di un tavolo di confronto con la regione – afferma Speziali – è un argomento sul quale noi spingiamo molto. Noi ed i sindacati abbiamo la stessa esigenza di dialogo con la Regione verso la quale ci poniamo come elemento di stimolo. Dobbiamo fare fronte comune perchè siamo tutti nelle stessa barca. Una barca – conclude – alla deriva”.

BENI SEQUESTRATI A INCOMPETENTI. C’è un pezzo di economia calabrese che lo stato ha sequestrato o confiscato alla ‘ndrangheta, che andrebbero bonificate e valorizzate e che invece finiscono in mano ad amministratori giudiziari non all’altezza del compito. A porre il problema è Giuseppe Speziali, presidente della Confindustria calabrese. “Si parla spesso – dice Speziali – delle imprese sottratte alla criminalità organizzata, ma non si agisce nella direzione giusta perchè la loro gestione viene affidata a commissari giudiziari che non sanno amministrarle e che finiscono con il creare problemi ai lavoratori. Nella sola provincia di Reggio Calabria – spiega – tra aziende a patrimoni, ammonta a due miliardi e mezzo di euro il valore dei beni sotto sequestro o sotto confisca, ma i numeri sono molto superiori se riferiti all’interra Calabria. Sono cifre importanti nel contesto dell’economia regionale. Si tratta di imprese – continua il presidente della Confundustria calabrese – che ovviamente, quando sono finite sotto il controllo della ‘ndrangheta, hanno fatto concorrenza sleale penalizzando le aziende sane. Ma bisognerebbe fare in modo da ricondurle nella legalità, rendendole produttive. Per fare questo – fa rilevare – bisognerebbe affidarle a personalità competenti, ma queste professionalità, fra i commissari attuali, non ci sono. Quindi – è la richiesta di Speziali – occorre fare chiarezza su chi affida questi incarichi, che vanno sempre a finire in mano alle stesse persone, e soprattutto attraverso quali criteri e procedure ciò avviene”.

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