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CATANZARO – «Siamo sfiniti, vogliamo atti concreti». Sta diventando espolosiva a Catanzaro la situazione del polo oncologico, dove continua la protesta dei lavoratori. Questa mattina si sono ritrovati a mantenere il presidio tra tetto ed ingresso del policlinico universitario del capoluogo regionale chiedendo di sbloccare la situazione che riguarda il loro futuro occupazionale ma anche la certezza delle cure ai pazienti.

In un documento diffuso dai dimostranti, c’è un attacco durissimo alla classe politica regionale: “Vergognatevi – hanno scritto – di stare in vacanza, mentre i malati di cancro che ai loro non possono farne, stanno sul tetto con il forte caldo a lottare per la paura di non sapere dove curare la loro malattia. E’ scandaloso. Abbiamo poche ore di autonomia, siamo stanchi di proclami, conferenze stampa, precisazioni, verbali d’intesa, se, ma, forse, vediamo e state tranquilli pronunciati più volte dal Presidente Scopelliti, della Giunta, dal Consiglio Regionale e della politica delle parole”. La politica, aggiungono, “non è sensibile alla sofferenza ma solo ai voti ed ai numeri”. E poi l’affondo: “Ci sembra strano – scrivono i lavoratori -, in considerazione che gli stessi politici si rivolgano a questo centro se colpiti negli affetti da questa terribile malattia”. 

Ad alimentare la rabbia, la notizia dell’istituzione di un centro oncologico a Crotone, poi smentita dalla Regione che ha confermato la volontà di investire su un solo polo d’eccellenza: “Dobbiamo crederci?” è scritto nel documento, dove si ricorda che “questa burocrazia peggiore sta mettendo i sigilli ad una struttura che dal 2006 eroga servizi con professionalità, qualità, abnegazione e competenza”. E vengono ricordati i numeri: “La Regione Calabria ha stabilito che la Fondazione Campanella, avrebbe dovuto avere 60 posti letto e 25 milioni di euro. Ma la verità che tutti devono sapere che il Centro Oncologico è rimasto con 118 letti ed un budget di 18 milioni”. Significa un carico di pazienti triplicato a fronte di un sostegno finanziario ridotto del 25 per cento. 

Secondo i lavoratori si tratta del “gioco delle tre carte che tutti sapevano, che a tutti ha fatto comodo, forse per poter fare serenamente più campagne elettorali”. E nel documento viene riportato anche un altro episodio: la Regione Calabria, affermano i dipendenti della Fondazione Campanella, sostiene che “la documentazione inerente l’accreditamento sia stata trasmessa la scorsa settimana”, mentre la stessa “era in possesso della Commissione già dall’anno 2012 e integrata nei primi mesi del 2013”. La scorsa settimana, protestano, è stato solo integrato un punto su 37 del regolamento attuativo. 

Secondo gli estensori del documento “questo ping-pong di responsabilità tra Regione, Dipartimento, Commissioni, Assessori, Consiglieri e Commissari, è l’omicidio perfetto, basti pensare che da un lato, la Fondazione deve essere sottoposta all’accreditamento come Dipartimento Oncologico Privato (precondizione per la stipula del contratto con l’ASP e successive erogazioni) dall’altro, la Fondazione le cui unità operative non aventi mission oncologiche avrebbero dovuto transitare all’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini a far data dal gennaio 2012 sono rimaste in capo alla Fondazione che ne ha dovuto sostenere i costi per il loro funzionamento, per garantire la continuità assistenziale, i percorsi formativi universitari e i posti letto necessari per l’accesso agli studenti di Medicina della Regione Calabria. Tali costi, determinati da una commissione partitica Regione/Università sono stati quantificati in 26 milioni di euro. Tutto questo – si fa rilevare – a danno del malato”.

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