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CATANZARO – La legge di semplicazione degli enti regionali e sub regionali, la numero 24 approvata nel 2013 dal Consiglio regionale calabrese, ha previsto la cancellazione delle 5 Asi e l’unificazione dell’apparato in un unico nuovo ente il Corap. Le Aree di sviluppo industriale (in sigla Asi per l’appunto) cessano dunque di esistere. Si tratta di enti che, a dire il vero, si sono trasformate negli anni in inutili carrozzoni o meglio in “assumificio” del politico di turno. Troppi dirigenti. Troppe spese. Poca trasparenza. Decadono così i cinque presidenti (uno per provincia), ma quando la Regione si accorge che, nonostante la legge, restano in piedi i direttori generali (dagli stipendi d’oro) prova a correre ai ripari e, in commissione bilancio, nell’allegato alla Finanziaria tentando di cambiare la norma e provando a sfoltire i dirigenti. Ma il Pd si oppone: è contrario il consigliere regionale, Demetrio Naccari Carlizzi. Così il vizio nella legge regionale resta. Ad oggi lo spreco continua ad essere enorme. Ma un risparmio c’è. Facciamo un esempio dal 2009 al 2013 nell’Asi di Reggio con il presidente Pino Gentile e il comitato direttivo costituito da Gargano, Rocco Albanese, Sacca, Domenico Idone è stato speso per tenere in piedi tutto questo personale (non tecnico, ma politico) un milione e 57mila euro. Oggi con la legge 34 il comitato e il presidente non c’è più. C’è un commissario che mette insieme i patrimoni e ridisegna le funzioni delle Asi, ed è Pasquale Monea. Il Corap (l’unico nuovo consorzio) ha sede operativa a Lamezia. Monea è un dirigente regionale, non prende altre indennità per suo ruolo da commissario. Finora la gestione di questi enti, quali enti pubblici economici ed improntata al regime privatistico/civilistico, ha determinato: ampia autonomia gestionale; acquisizione e gestione del personale in forma privata (assunzioni dirette) e posizioni di quadri e dirigenti ad elevato impatto sui costi degli enti; presenza di organismi di governo tipici delle società commerciali (comitati direttivi/consigli) che hanno avuto un loro costo per i numeri di componenti (da tre a cinque). E’innegabile che tale condizione giuridica ha determinato delle distorsioni nell’impianto dei costi gestionali e ha generato delle distorsioni tra i 5 Consorzi con costi dirigenziali spropositati in alcuni rispetto ad altri e, il tutto, in un quadro di comune difficoltà finanziaria.

 
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