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 ROMA, 9 GEN – Il sensibile incremento dell’incidenza della povertà in Italia nel 2012, dopo anni di relativa stabilità, ha riguardato in misura particolare i bambini e i ragazzi. Nel 2012 su poco più di 4,8 milioni di persone in condizione di povertà assoluta, quasi 1,1 milione, erano costituiti da minori, a fronte di 723 mila minori su 3,4 milioni di poveri assoluti complessivi nel 2011. Mentre il numero complessivo di persone in povertà assoluta è aumentato del 41% rispetto al 2011, il numero di minori assolutamente poveri è aumentato in misura maggiore, ossia del 46%. 
Questi i dati al centro, oggi e domani, del seminario che si svolge a Milano, presso la Fondazione Cariplo sul tema “I genitori negli spazi di vita dell’infanzia”. 
I dati diffusi oggi evidenziano come, in generale, vi sono ampie differenze tra aree e regioni del Paese: nel 2011 in Sicilia quasi 1 minore su 2 era in condizioni di povertà relativa (42,3%), in Campania, Puglia, Calabria circa 1 minore su 3, in Lombardia e Trentino Alto Adige 1 su 13 e in Veneto 1 su 18. 
In presenza di figli tende ad aumentare la diffusione della povertà: nel 2012 il 18,3% delle famiglie con almeno un figlio minorenne era relativamente povero (a fronte del 12,7% tra tutte le famiglie), in aumento rispetto al 15,6% del 2011. Inoltre, la diffusione della povertà relativa tende ad aumentare con il numero di figli minori presenti in famiglia: l’incidenza è pari al 15,7% tra le famiglie con 1 figlio minore, al 20,1% tra le famiglie con 2 figli minori, al 28,5% tra le famiglie con 3 o più figli minori. Il quadro è particolarmente negativo nel Mezzogiorno: nel 2012 un terzo (33,9%) delle famiglie meridionali con almeno un figlio minore era in condizione di povertà relativa, la percentuale sale al 40,2% tra le famiglie con 3 o più figli minori. Analoghi trend valgono per la povertà assoluta.
La crisi ha colpito in misura significativa le famiglie con bambini e tra il 2007 e il 2010 la povertà tra bambini e giovani è aumentata in numerosi paesi Ocse. Al contrario, nello stesso periodo la popolazione anziana è rimasta relativamente protetta dagli effetti della crisi, grazie alla stabilità dei trasferimenti pensionistici. In particolare, nel corso del periodo iniziale della crisi (fino al 2010) i tassi di povertà relativa nei paesi Ocse sono mediamente aumentati tra i minori (di 0,6 punti percentuali) e mediamente diminuiti tra gli anziani (di 2,7 punti percentuali), a fronte di una generale stabilità (leggero aumento di 0,1 punti percentuali) sul complesso della popolazione. In Italia questi trend si sono manifestati in misura più accentuata: l’incidenza della povertà relativa è significativamente aumentata tra i minori (+2,2 punti percentuali) e diminuita tra gli anziani (-3,5 punti percentuali), a fronte di un aumento complessivo di un punto percentuale sul complesso della popolazione.

IL sensibile incremento dell’incidenza della povertà in Italia nel 2012, dopo anni di relativa stabilità, ha riguardato in misura particolare i bambini e i ragazzi. Nel 2012 su poco più di 4,8 milioni di persone in condizione di povertà assoluta, quasi 1,1 milione, erano costituiti da minori, a fronte di 723 mila minori su 3,4 milioni di poveri assoluti complessivi nel 2011. 

Mentre il numero complessivo di persone in povertà assoluta è aumentato del 41% rispetto al 2011, il numero di minori è aumentato in misura maggiore, ossia del 46%. Questi i dati al centro del seminario che si svolge a Milano, presso la Fondazione Cariplo sul tema “I genitori negli spazi di vita dell’infanzia”. Le percentuali evidenziano come, in generale, vi sono ampie differenze tra aree e regioni del Paese: nel 2011 in Sicilia quasi 1 minore su 2 era in condizioni di povertà relativa (42,3%), in Campania, Puglia, Calabria circa 1 minore su 3, in Lombardia e Trentino Alto Adige 1 su 13 e in Veneto 1 su 18. 

La differenza tra povertà relativa e assoluta è legata al fatto che la prima si calcola sul livello economico medio del contesto di appartenenza, l’altra è rapportata allo standard di vita minimo.

In presenza di figli tende ad aumentare la diffusione della povertà: nel 2012 il 18,3% delle famiglie con almeno un figlio minorenne era conteggiata tra quelle in povertà relativa (a fronte del 12,7% tra tutte le famiglie), in aumento rispetto al 15,6% del 2011. Inoltre, la diffusione della povertà relativa tende ad aumentare con il numero di figli minori presenti in famiglia: l’incidenza è pari al 15,7% tra le famiglie con 1 figlio minore, al 20,1% tra le famiglie con 2 figli minori, al 28,5% tra le famiglie con 3 o più figli minori. 

Il quadro è particolarmente negativo nel Mezzogiorno: nel 2012 un terzo (33,9%) delle famiglie meridionali con almeno un figlio minore era in condizione di povertà relativa, la percentuale sale al 40,2% tra le famiglie con 3 o più figli minori. Analoghi trend valgono per la povertà assoluta.La crisi ha colpito in misura significativa le famiglie con bambini e tra il 2007 e il 2010 la povertà tra bambini e giovani è aumentata in numerosi paesi Ocse. 

Al contrario, nello stesso periodo la popolazione anziana è rimasta relativamente protetta dagli effetti della crisi, grazie alla stabilità dei trasferimenti pensionistici. In particolare, nel corso del periodo iniziale della crisi (fino al 2010) i tassi di povertà relativa nei paesi Ocse sono mediamente aumentati tra i minori (di 0,6 punti percentuali) e mediamente diminuiti tra gli anziani (di 2,7 punti percentuali), a fronte di una generale stabilità (leggero aumento di 0,1 punti percentuali) sul complesso della popolazione. In Italia questi trend si sono manifestati in misura più accentuata: l’incidenza della povertà relativa è significativamente aumentata tra i minori (+2,2 punti percentuali) e diminuita tra gli anziani (-3,5 punti percentuali), a fronte di un aumento complessivo di un punto percentuale sul complesso della popolazione.

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