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IN Calabria il rischio di evasione fiscale è «totale». C’è un omogeneo segnale d’allarme sulla mappa che l’Agenzia delle Entrate ha disegnato per rappresentare la lotta all’evasione fiscale in Italia. Otto le tipologie di classificazione: dagli “equilibristi” fino, appunto, al “rischio totale”, la categoria assegnata a tutte le province calabresi. 

I dati emergono dall’indagine conoscitiva sugli organismi della fiscalità e sul rapporto tra contribuenti e fisco già presentata il 2 aprile al Senato dall’Agenzia. La mappatura del Paese, spiega l’indagine resa nota nei giorni scorsi, punta a “comprendere i bisogni dei contribuenti e le realtà territoriali da amministrare e controllare e organizzare e pianificare le attività in modo differenziato sul territorio”. L’Agenzia, sulla base di ipotesi teoriche “a priori”, ha identificato una serie di aree tematiche sula base della dimensione del bacino, della pericolosità fiscale, della pericolosità sociale, del tenore di vita, della struttura produttiva, della tecnologia e servizi e delle infrastrutture di trasporto. 

Per realizzare la ricerca è stato creato un data base con 245 variabili “desunte da fonti amministrative e statistiche” e “tramite analisi di correlazione e fattoriali sono state selezionate le grandezze maggiormente significative”. La procedura ha consentito di selezionare 36 variabili che sono state utilizzate nel calcolo. Sulla base di tutte queste informazioni, l’agenzia ha suddiviso le province italiane in otto gruppi cui ha attribuito titoli che assomigliano a citazioni cinematografiche: “Niente da dichiarare?”, “Stanno tutti bene” “Gli equilibristi” “Rischiose abitudini” “Rischio totale” “Non siamo angeli” “L’industriale” e “Metropolis”. 

“Metropolis” (le zone appunto metropolitane di Roma e Milano) si caratterizza per essere un’area con un “forte dinamismo della struttura produttiva, valori medio – alti relativamente al disagio sociale, bacino di contribuenti molto esteso e alto tenore di vita. La pericolosità fiscale, secondo l’Agenzia, è “medio – alta”. Gli “Equilibristi” (centro Italia, in particolare viterbese e Umbria ma anche zone del Piemonte) hanno invece un “modesto bacino di contribuenti, medio tenore di vita e media pericolosità fiscale”.

“Niente da dichiarare” (Campania e alcune province di Sardegna e Sicilia) hanno un piccolo bacino di contribuenti, alta pericolosità fiscale e bassa ricchezza. Le “Rischiose abitudini”, per l’Agenzia, riguardano invece alcune province liguri e toscane, oltre a Latina e Pescara, hanno una “modesta struttura produttiva, una medio-alta pericolosità sociale e un Medio tenore di vita e pericolosità fiscale. Secondo l’Agenzia delle entrate “Stanno tutti bene” al Nord, dall’Emilia al nord-est veneto friulano, ma anche in buona parte della Lombardia e del Piemonte. Le province in questione sono caratterizzate da un alto tenore di vita, bassa pericolosità sociale e fiscale, medie infrastrutture produttive e di comunicazione. 

Per l’Agenzia infine, il “Rischio totale” si annida al Sud (buona parte della Sicilia, della Campania della Calabria e della Puglia). Le province infatti, si caratterizzano per un’alta pericolosità fiscale e sociale e un basso tenore di vita. Ed è in questa fascia che si trovano le cinque province calabresi insieme ad Agrigento, Brindisi, Caltanissetta, Caserta, Foggia, Frosinone, Lecce, Napoli, Ragusa, Salerno, Trapani, Barletta-Andria-Trani

 

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