X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Si è sempre sostenuto che per i calabresi il migliore ospedale fosse l’aereo. I dati sulle cure fuori regione per i malati di tumore, contenuti nel report della Federazione delle associazioni di volontariato presentato ieri a Roma in occasione della Giornata nazionale del malato oncologico, confermano questo detto. Dalla Calabria, infatti, per la Favo si sono spostati 52 mila pazienti con problemi oncologici per cercare, lontano dalla propria regione di nascita, una speranza di sconfiggere il male.
Questa cifra posiziona la Calabria al secondo posto della speciale classifica dei “viaggi della speranza” dietro la Campania (al primo posto con 58 mila spostamenti). Un dato, se confermato, che mette in evidenza i problemi che frenano il settore sanitario calabrese, da anni alle prese con i tagli del Piano di rientro dal deficit. La Calabria, poi, si piazza prima della Sicilia (33 mila), dell’Abruzzo (12 mila) e dalla Sardegna (10 mila).
A determinare la scelta di curarsi fuori, sottolinea Francesco De Lorenzo, presidente Favo, sono le liste d’attesa, che in media per la chirurgia oncologica raggiungono i 60 giorni, ma anche la mancanza di alcuni dispositivi come gli acceleratori lineari necessari per la radioterapia. «Gli strumenti per migliorare la situazione esistono ma non sono applicati – spiega De Lorenzo -. Il piano Oncologico Nazionale 2011-2013 non è ancora stato realizzato».
Le disparità, ha sottolineato Emilia Grazia De Biasi, presidente della commissione Sanità del Senato, va corretta anche alla luce dell’avvio dell’assistenza transfrontaliera. «Come possiamo presentarci all’Europa – ha affermato – quando abbiamo liste d’attesa infinite, ritardi nell’accesso ai farmaci e una relazione tra ospedale e territorio arcaica?».
IL SERVIZIO COMPLETO CON GLI APPROFONDIMENTI SULL’EDIZIONE DI OGGI DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA ACQUISTABILE ANCHE ON LINE

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE