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DAL 2009 al 2013 i «viaggi della speranza» dalla Calabria sono stati 306 mila. E’ quanto emerge da uno studio di Demoskopika che ha analizzato il quinquennio dal 2009 al 2013. Emerge che nel 2013, il saldo economico tra la mobilità attiva, cioè le prestazioni erogate da strutture calabresi a cittadini residenti in altre regioni e la mobilità passiva, ossia le prestazioni erogate in altre regioni per residenti in Calabria, si è attestato a poco meno di 252 milioni di euro a debito per il sistema sanitario calabrese.

Nel 2013, comunque, i ricoveri fuori regione sono stati il 12,4% in meno rispetto al 2009. Complessivamente si tratta di un giro d’affari è da 1,8 miliardi di euro: le famiglie calabresi hanno speso 460 milioni per l’assistenza extra-regione e le destinazioni più frequenti sono Lazio, Lombardia, Sicilia ed Emilia che condensano 6 ricoveri su 10 tra quelli fuori regione. Primo posto spetta al Lazio con 66.672 ricoveri pari al 21,8% del volume complessivo della mobilità passiva, poi la Lombardia con 51.763 ricoveri pari al 16,9% del totale, la Sicilia e l’Emilia Romagna rispettivamente con 43.841 (14,3%) e 33.920 ricoveri (11,1%). 

La spesa, tra l’altro, ha registrato un incremento di poco meno di 22 milioni di euro dal 2009 (+8,4%): aumenta, secondo l’analisi di Demoskopika, l’attrattività dei «pazienti emigrati» calabresi verso le cure di alta specialità e di eccellenza, le più ricercate ma anche le più onerose.

La mobilità in entrata è stata invece di 40 mila persone, con un credito di 136 milioni euro. «Nel quinquennio analizzato – dichiara l’economista Raffaele Rio, autore dello studio – circa il 20% dei ricoveri è avvenuto fuori dalla Calabria, ma a spese della Regione. Accanto alla mobilità motivata da ragioni strettamente sanitarie esiste una migrazione correlata ad altri fattori, quali, primi fra tutti, la carenza di servizi essenziali o la sfiducia verso quelli esistenti».

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