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CROLLANO i consumi di abbigliamento. Meno 10 per cento è il risultato per la Calabria, con un dato che pone la nostra regione in coda alla classifica nazionale in compagnia della Campania.

Il dato emerge dal “Fashion High Street Report” di Federazione Moda Italia, secondo cui, in generale, il settore registra fatturati in moderato calo rispetto ai primi sei mesi del 2013 (-1%), crescono solo gli accessori moda che hanno avuto un incremento del 6,7% rispetto al I semestre 2013. Segno meno invece per calzature (-0,5%), articoli sportivi (-2%) e abbigliamento (-4,22%). Molto in sofferenza le spese per pellicce (-10,8%) e pelletterie/valigerie (-13%).

Dal monitoraggio di Federazione Moda Italia sull’andamento delle vendite nel primo semestre del 2014 nel settore moda, i fatturati sono in moderato calo rispetto ai primi sei mesi del 2013 (-1%). Dato ampiamente confermato dall’Osservatorio Acquisti CartaSi per Federazione Moda Italia che rileva un calo del 3,4% delle spese effettuate dagli italiani con carte di credito nei negozi di abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile per la casa ed articoli sportivi, pari ad una spesa di oltre 5 miliardi di euro. 

Solo gli accessori moda hanno avuto un incremento del 6,7% rispetto al primo semestre 2013. Segno meno per calzature (-0,5%), articoli sportivi (-2%), abbigliamento (-4,22%). Molto in sofferenza le spese per pellicce (-10,8%) e pelletterie/valigerie (-13%). Quanto alle Regioni che risentono di una maggiore contrazione dei consumi di prodotti di moda, Campania (-10,5%), Basilicata e Calabria (-10,1%), Sicilia (-9,2%) e Sardegna (-8,6%) segnano le peggiori performance. Unica eccezione con segno più, il Trentino (+5,8%). 

Secondo i dati diffusi, parla cinese lo shopping nella moda nel 2014: con un +18% i cinesi si sono distinti per gli acquisti nelle vie della moda delle città italiane compensando il calo del 13% delle spese dei turisti russi che rimangono comunque al primo posto per lo shopping straniero nel nostro paese. Le difficoltà del mercato interno sono state compensate dallo shopping degli stranieri che, secondo i dati sul tax free di Global Blue per Federazione Moda Italia, nei primi cinque mesi dell’anno ha registrato sì una perdita dell’1% sul numero delle vendite, ma un incremento del 4% del valore della spesa media in prodotti di moda, abbigliamento, calzature, pelletteria ed accessori. Lo shopping straniero, in Italia, parla principalmente russo (29%) e cinese (22%). Da Giappone (5%) Corea(4%), Usa (4%), Svizzera (3%), Ucraina (3%), Hong Kong (2%), Taiwan (2%), Singapore (2%) e tutti gli altri Stati (24%) arrivano in cerca di prodotti fashion di qualità e del made in Italy. 

Per il presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente di Confcommercio, Renato Borghi: «Il bilancio di questo I semestre per i negozi di moda è ancora desolante anche perchè, con un calo di oltre il 3%, non si riesce ad invertire la tendenza che vede il segno meno davanti alle cifre dei nostri fatturati a dir poco da tre anni. Il mercato interno – almeno nel nostro settore – non riesce a generare valore e neppure è valsa l’iniezione degli 80 euro al mese ad oltre 10 milioni di italiani, il cui reddito viene assorbito per il 41% dalla spese obbligate». 

 

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