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DOPO l’approvazione da parte del Governo della legge di Stabilità per il 2015, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non nasconde l’ombra di ricadute sulle imposte locali. A fronte dei tagli previsti, c’è infatti il rischio che le Regioni aumentino il prelievo fiscale. Intervendo alla trasmissione radiofonica Radio Anch’io, su Radio 1, Padoan ha confermato: «Può darsi» che aumentino le tasse locali ma, ha pure aggiunto, «accanto ad un prelievo c’è un a nuova destinazione delle risorse».

Secondo il ministro, insomma, sulla spesa pubblica degli enti locali «ci sono ampi margini di miglioramento dell’efficienza» e sulla spending review «nulla è stato imposto». In particolare, i «tagli alle Regioni e agli enti locali – ha osservato – sono frutto di un dialogo aperto da tempo». 

Secondo Padoan, comunque, le coperture della Legge di stabilità «sono dettagliate. Tra qualche ora saranno pubblici i testi che descriveranno misura per misura i tagli di spesa e le operazioni dal lato delle entrate».

ALLE REGIONI 4 MILIARDI IN MENO – La manovra ha un valore di 36 miliardi di euro e il premier Matteo Renzi l’ha presentata dichiarando l’obiettivo preciso di abbassare le tasse, arrivate ad un livello che, secondo la definizione di Matteo Renzi, è ormai «pazzesco». 

Nel 2015 arriverà «la più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo nella storia della Repubblica», ha assicurato il premier, annunciando 18 miliardi di tagli complessivi, destinati a famiglie e imprese. La ricaduta, però, potrebbe arrivare sulle Regioni, che subiranno ulteriori tagli e che alla fine potrebbero rivalersi sempre sui cittadini, sia pure in misura diversa a seconda della propria capacità di razionalizzare le spese.

La spending review imposta dalla Stabilità prevede tagli per 6,1 miliardi dallo Stato, 2,7 in eredità dal dl Irpef, 4 dalle Regioni che non vedranno aumentare di 2 miliardi il prossimo anno il Fondo sanitario nazionale, 1,2 dai Comuni e 1 dalle Province

SULLA MANOVRA SCOPPIA LA GUERRA TRA REGIONI E GOVERNO – Le misure che prevedono i tagli alle regioni non sono affatto piaciute alla Conferenza delle Regioni tanto che il presidente Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, ha precisato a Radio24 che «la manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria o compensare con nuove entrate». Sotto questo punto di vista i governatori sono tutti d’accordo e annunciano i possibili aumenti delle imposte regionali, una decisione che però non piace al presidente del Consiglio Matteo Renzi che attraverso Twitter rilancia: «Una manovra da 36 miliardi e le regioni si lamentano di uno in più? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse #no alibi». Anche se poi lo stesso Renzi annuncia che «incontreremo i presidenti di regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e proteste».

Poi il botta e risposta sui tagli alle spese, se da un lato Renzi ritiene che «tagliare i servizi sanitari è inaccettabile» e si domanda se «non ci sono troppi manager o primari» o se «è impossibile risparmiare su acquisti o consigli regionali», dall’altro Chiamparino rilancia considerando «offensive le parole di Renzi perché ognuno deve guardare ai suoi sprechi, e mi chiedo: nei ministeri forse non ce ne sono?».

LE ENTRATE DALLA LOTTA ALL’EVASIONE – La carta nella manica del governo potrebbe essere però quella della lotta all’evasione fiscale. La previsione è di ricavarne 3,8 miliardi. La reverse charge Iva frutterà 900 milioni, ma a cambiare sarà innanzitutto il metodo, con controlli incrociati delle banche dati. Un capitolo a parte, poi, sarà rappresentato da una maggiore tassazione sulle rendite finanziare: «un capitolo del riequilibrio rispetto alle tasse sul lavoro», spiega Renzi. Ma, in soldoni, le fondazioni pagheranno 450 milioni in più, altrettanto i fondi pensione e 300 milioni arriveranno dalle «rivalutazione» dei cespiti. In tutto 1,2 miliardi che sommati ai tagli già fatti arrivano 3,6 miliardi.

FONDI ANCHE PER I FORESTALI CALABRESI –  La manovra appena presentata dal Governo Renzi conserva un capitolo anche per gli operai forestali calabresi. Le oltre 10.000 persone attive nella difesa delle aree verdi della regione vengono citati all’articolo 17 che rifinanzia l’intervento con un contributo di 140 milioni a partire dal 2017.

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