X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

CATANZARO “Nella prima parte del 2014 è proseguita la fase negativa dell’economia regionale, caratterizzata dalla debolezza della domanda e dalla limitata propensione a investire delle imprese”. E’ quanto emerge dalla relazione della Banca d’Italia sulla situazione economica calabrese, illustrata questa mattina a Catanzaro. Secondo i dati riscontrati tra settembre e ottobre, “a fronte di alcuni lievi segnali di stabilizzazione osservati tra la fine del 2013 e gli inizi dell’anno in corso – è stato spiegato – è tornata successivamente a prevalere l’incertezza sui tempi della ripresa. Secondo il nostro sondaggio congiunturale, le imprese delle costruzioni e quelle dei servizi hanno registrato in media i risultati peggiori in termini di fatturato”. E anche “le aspettative per l’ultima parte dell’anno e l’inizio del 2015 rimangono incerte”.

LA CRISI DELLE IMPRESE – Secondo i risultati del sondaggio congiunturale svolto dalle filiali regionali della Banca d’Italia, “la quota di imprese industriali che ha dichiarato un aumento del fatturato nei primi nove mesi del 2014 è stata pari al 20 per cento, a fronte del 36 per cento che ha segnalato un calo; la percentuale di imprese che esprimono un giudizio negativo sull’andamento delle vendite è stata superiore per quelle operanti nei comparti connessi all’edilizia”. 

A lasciare perplessi gli esperti della Banca d’Italia è anche la prospettiva futura: “Le aspettative per l’ultima parte dell’anno e l’inizio del 2015, infatti, rimangono incerte: il 29 per cento delle imprese prevede una crescita del fatturato, mentre il 24 per cento si attende un ulteriore calo. Tale andamento – evidenziano – è in linea con i risultati dell’indagine Istat sul clima di fiducia delle imprese manifatturiere meridionali che indicano, per i primi nove mesi del 2014, una stagnazione dei livelli della produzione e degli ordini”.

In questo contesto ed in attesa di un rafforzamento della domanda, “il 31 per cento degli intervistati realizzerà investimenti inferiori a quelli programmati alla fine del 2013, solo il 10 per cento ne registrerà un aumento”.

MALE IL LAVORO SPECIE PER LE DONNE – Non va meglio nel mercato del lavoro, per il quale “si è confermata la dinamica particolarmente negativa registrata nell’ultimo biennio”. Il numero degli occupati, infatti, si è ancora ridotto, in linea con il quadro congiunturale. Nel complesso, la situazione occupazionale continua a risentire della fase sfavorevole più che nel resto del Paese.

Nello specifico, in linea con lo scorso anno, il calo è stato più marcato per la componente femminile (-4,0 per cento) rispetto a quella maschile (-2,4 per cento). “La flessione – scrive Bankitalia – si è concentrata soprattutto tra gli autonomi, mentre il numero di lavoratori dipendenti è rimasto sostanzialmente invariato. L’andamento negativo dell’occupazione è riconducibile principalmente al calo nei servizi e nelle costruzioni, a fronte di un leggero recupero nell’industria in senso stretto”.

Secondo i dati derivanti dalle comunicazioni obbligatorie ai centri per l’impiego da parte dei datori di lavoro, raccolti dal Ministero del Lavoro, nel primo semestre del 2014 i lavoratori interessati da nuove assunzioni si sono ridotti del 6,0 per cento rispetto al medesimo periodo dello scorso anno (-11,2 per cento nel 2013).

In base ai dati Inps, nei primi nove del 2014 le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (Cig) sono lievemente diminuite in regione (-1,3 per cento), pur rimanendo su livelli storicamente alti. “Tale calo – sostiene la Banca d’Italia – è ascrivibile all’andamento flettente della componente ordinaria e di quella in deroga, a fronte del significativo aumento della Cig straordinaria, in particolare nel settore edilizio”. Il numero delle persone in cerca di occupazione, invece, nel primo semestre del 2014 ha continuato ad aumentare (8,0 per cento). Il tasso di disoccupazione è passato al 25,0 per cento (era il 23,0 per cento nel primo semestre del 2013). Le forze di lavoro sono rimaste pressoché immutate e il tasso di attività si è attestato al 50,4 per cento.

 

IL RAPPORTO BANCHE-IMPRESE-FAMIGLIE – Va male anche il rapporto banche-imprese-famiglie: “È continuata la contrazione dei prestiti – scrive infatti Bankitalia – più accentuata per le imprese. Su tale andamento hanno inciso sia una domanda ancora debole sia le perduranti rigidità nell’offerta”. “La rischiosità del credito – aggiunge la relazione – si è mantenuta su livelli elevati: i passaggi a sofferenza sono aumentati per le imprese, rimanendo invece stabili tra le famiglie consumatrici. I depositi bancari sono cresciuti per le famiglie, a fronte di un calo per le imprese. Tra i titoli in custodia presso le banche, che nel complesso hanno registrato un andamento stazionario, è proseguita la crescita dei fondi comuni”.

 

 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE