X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

LA CALABRIA come terra di evasori fiscali. Almeno questo è il dato che emerge dall’ultimo studio reso pubblico dalla Cgia di Mestre con riferimento ai dati fiscali 2016.

Secondo l’associazione di artigiani di Mestre, infatti, nel corso del 2016 la Calabria si è posizionata al primo posto tra le regioni d’Italia per percentuale di evasione stimata. La regione in punta allo Stivale, infatti, raggiunge un poco ragguardevole 24,2% per ogni 100 euro di gettito incassato, ossia quasi un quarto dell’intero valore del gettito stimato. Detto in altri termini, secondo la Cgia in Calabria per ogni 100 euro di gettito incassato dal fisco ce ne sono 24,2 che restano in modo illegale e illecito nelle tasche degli evasori.

Non solo, sempre secondo la Cgia l’economia non osservata (data dalla somma del valore aggiunto riconducibile alle sotto-dichiarazioni, al lavoro irregolare e alle attività illegali), in Calabria ha raggiunto il picco del 20.9% di imponibile sottratto al fisco e corrispondente a 3,332 miliardi.

Dopo la Calabria nella classifica vengono Campania al 23,2, Sicilia al 22,2 e Puglia al 22 per cento.

Nelle regioni del CentroNord, invece, in Veneto il tasso di evasione si attesta al 13,8 per cento, nella Provincia autonoma di Trento e in Friuli Venezia Giulia scende al 13,3, in Lombardia al 12,5 per fermarsi al 12 per cento nella Provincia autonoma di Bolzano.

Secondo il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo, «per combattere questa piaga sociale ed economica la strada da percorrere è una sola: ridurre il peso del prelievo fiscale. In altre parole, pagare meno per pagare tutti. Ovviamente gli evasori seriali vanno perseguiti e messi nelle condizioni di non farlo più, ovunque essi si annidino, ma attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio. Purtroppo, esiste anche un’evasione di sopravvivenza, diffusa in particolar modo al Sud, per cui non pagare le imposte ha consentito in questi ultimi anni la salvaguardia della continuità aziendale e di molti posti di lavoro».

Ma occorre tenere conto anche che «per semplificare i rapporti con il fisco e ridurre le possibilità di evasione – sostiene il Segretario della Cgia Renato Mason – occorre ridurre anche il numero di adempimenti fiscali che, invece, rischiano di aumentare ancora. Non dobbiamo dimenticare che i più penalizzati da questa situazione sono le piccole e micro aziende che, a differenza delle realtà più grandi, non dispongono di una struttura amministrativa in grado di farsi carico autonomamente di tutte queste incombenze».

Negli ultimi anni, tuttavia, il peso dell’evasione è leggermente in calo. Se nel 2016, come dicevamo, l’infedeltà fiscale è costata alle casse del fisco 113,3 miliardi di euro (pari 16 euro ogni 100 incassati dal erario), l’anno prima ammontava a 114 miliardi (16,2 ogni 100) e nel 2014 a 118,8 miliardi (17,1 ogni 100).

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE