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Un’autentica rivoluzione. Un atto finalmente concreto in direzione dell’abbattimento dello storico divario che separa Nord e Sud del Paese.

L’addio al principio della “spesa storica” nella distribuzione dei fondi destinati ad asili nido e welfare – sancito dalla Commissione tecnica dei fabbisogni standard del ministero dell’Economia con l’approvazione dei nuovi obiettivi per lo sviluppo dei servizi sociali dei Comuni – è indubbiamente un fatto epocale.

Un risultato di cui il nostro giornale, protagonista di una vera e propria campagna portata avanti dal direttore Roberto Napoletano dalle colonne de l’Altravoce dell’Italia, può dirsi a giusta ragione “Orgoglioso”, così come titolava a tutta pagina l’edizioni di ieri.

I nuovi criteri, oltre a sancire la fine di un’odiosa discriminazione, mettono in primo piano i diritti dei cittadini, meritevoli di usufruire di servizi uguali e dignitosi a prescindere dal territorio di residenza e parametrati sui livelli offerti dai contesti più virtuosi.

Il tramonto della “spesa storica” sancisce di fatto la possibilità, per i Comuni che fino a ieri non potevano permettersi investimenti in materia di welfare, di poter finalmente invertire la rotta e uscire da un circolo vizioso che li condannava ad essere perennemente svantaggiati. È il primo passo verso il raggiungimento dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e verso la perequazione della spesa tra Nord e Sud. 

Alla Calabria quest’anno arriveranno circa 14 milioni di risorse aggiuntive per far fonte alla spesa per il welfare. Tra i capoluoghi, Reggio Calabria riceverà 1 milione 800mila euro, Crotone 735mila, Catanzaro 522mila, Vibo Valentia 180mila, Cosenza 62mila.

LE REAZIONI DEGLI AMMINISTRATORI CALABRESI

Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, parla di «un ottimo risultato e di una battaglia vinta anche dall’Anci. Un passo decisivo, quello compiuto dal governo Draghi. Finalmente i cittadini di tutta Italia potranno contare sullo stesso livello di servizi».

Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, presidente della Provincia e dell’Upi Calabria, si dice convinto che «l’incremento della spesa pubblica per i servizi sociali e gli asili nido è solo un primo passo per strappare il risultato del recupero di un divario tra Nord e Sud che dovrebbe essere colmato prima di tutto in un settore come la sanità dove, se si facesse la medesima battaglia, incasseremmo oltre 400 milioni, evitando ai calabresi di essere tartassati di Irpef».

Filly Pollinzi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Crotone, ricorda come «questo era un tema sul quale l’Amministrazione aveva già acceso i riflettori all’inizio di quest’anno. Infatti avevamo presentato una diffida al Governo a voler provvedere al trasferimento al Comune di Crotone di risorse spettanti ai sensi della legge 42 del 2009. Parliamo di svariate decine di milioni di euro di mancati trasferimenti».

Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia, annota: «Indubbiamente è una notizia da accogliere con favore, tuttavia le somme sono insufficienti per consentire lo svolgimento di un servizio dignitoso in un settore così delicato ed importante. La strada da percorrere è ancora lunga ed arrivare ad avere risorse pari o comunque vicine alle città del Nord resta l’obiettivo primario. Noi, come Amministrazione comunale, in questo periodo ci siamo barcamenati come meglio abbiamo potuto scontrandoci con un problema particolarmente grave che è quello della carenza di personale anche in tale settore».

Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria e responsabile per il Sud e la Coesione di Anci, commenta: «È positivo che si cominci a concretizzare la nostra impostazione. Adesso si proceda in questa direzione definendo i Livelli essenziali delle prestazioni, per stabilire un unico comune denominatore tra tutti i Comuni, supportando le realtà più fragili, in particolare al Sud. Chi nasce in Calabria deve avere gli stessi diritti di un veneto o di un lombardo. È una battaglia che abbiamo condiviso in Anci con i sindaci di tutta Italia e sulla quale non intendiamo fare passi indietro».

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