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Una spiaggia, il turismo è uno dei settori trainanti

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CATANZARO – Troppa disuguaglianza nei redditi a segnare in maniera netta le differenze di vita tra le famiglie, occupazione ancora troppo bassa, dati positivi che però non segnano una svolta e lasciano l’intera regione in una sorta di “limbo”, incatenata nelle sue tante contraddizioni. Il rapporto su “L’economia della Calabria”, curato dalla filiale di Catanzaro della Banca d’Italia e presentato oggi, ha lanciato spunti positivi nel 2018, ma la Calabria subisce ancora una «perdita di slancio» rispetto all’anno precedente e con aspettative da parte delle imprese che rimangono moderatamente ottimistiche per il 2019, senza dimenticare la forte influenza della ‘ndrangheta. 

Il rapporto è stato illustrato in dettaglio dal direttore Sergio Magarelli e dai componenti del Nucleo di ricerca dell’istituto Giuseppe Albanese, Antonio Covelli e Iconio Garrì, sono la «modesta produttività e l’occupazione ancora bassa, elementi che acuiscono la povertà diffusa delle famiglie calabresi e che nei termini in cui si presentano non hanno riscontro nel panorama nazionale».

«Prevale una forte componente di incertezza – ha sostenuto Magarelli – che deriva dalla pesante eredità e dal fatto che non è stato recuperato il terreno perduto nel periodo pre-crisi. In questo contesto le categorie più penalizzate sono quelle delle donne e dei giovani. Altro elemento negativo è la bassa capacità di assorbire i laureati da parte del sistema produttivo calabrese».

Eppure, in una condizione di stallo, non mancano gli aspetti positivi: dall’export al turismo, alla crescita di alcune aziende «che nell’arco di un decennio hanno raddoppiato e in qualche caso quadruplicato il proprio fatturato». Ma è la vita quotidiana, volendola definire in termini pratici, a non segnare la svolta attesa. Colpa anche di una «presenza pervasiva delle consorterie criminali che determina un ambiente poco favorevole alle imprese», evidenzia BankItalia, senza dimenticare i ritardi della pubblica amministrazione e lo sfascio degli enti locali sempre più indebitati.

Famiglie e povertà

Il dato più difficile, anche rispetto agli effetti che esso produce, è legato ad una «maggiore incidenza della povertà e anche per una disuguaglianza dei redditi da lavoro superiore rispetto alla media delle regioni italiane». Le famiglie sono in difficoltà, tenendo conto che «nel 2018 la ripresa del reddito disponibile e dei consumi delle famiglie avviatasi nel 2015 è proseguita, sebbene con minore intensità. Nel 2017, ultimo anno di riferimento per i “Conti economici territoriali”, il reddito disponibile delle famiglie calabresi era pari, in termini pro capite, a circa 12,700 euro (18.500 in Italia). La crescita registrata tra il 2014 e il 2017 si è estesa anche al 2018, mostrando tuttavia un’intensità modesta: in base a nostre elaborazioni su dati ‘Prometeia’, riferite al totale delle famiglie residenti in regione – sostiene BankItalia – nel 2018 il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dello 0,8% a prezzi costanti rispetto all’anno precedente. Alla ripresa dei reddito hanno contribuito positivamente soprattutto i redditi da lavoro. Secondo stime di ‘Prometeia’, nel 2018 è proseguita l’espansione dei consumi».

Nel dettaglio, «nel 2017 la spesa media mensile di una famiglia calabrese di due persone, espressa in termini equivalenti, era pari a circa 1.730 euro, minore di un terzo rispetto alla media nazionale. Il 28% di tale spesa era destinato all’abitazione (manutenzioni, utenze, canoni di affitto), una quota inferiore alla media italiana. La spesa per generi alimentari, pari per le famiglie calabresi al 25%, rappresenta invece una voce più rilevante in confronto al resto del paese». Un allarme sociale, considerato che «la quota di famiglie calabresi in povertà assoluta, ovvero con un livello di spesa mensile inferiore a quello necessario per mantenere uno standard di vita minimo considerato accettabile, si attesta su livelli nettamente superiori al resto del Paese». Tra le misure di contrasto alla povertà, nel 2018 è stato introdotto il Reddito di inclusione (ReI). Secondo i dati dell’Inps i nuclei familiari regionali che nell’anno ne hanno usufruito sono stati circa 31.000, per un totale di circa 88.000 individui.

«Oltre che per una maggiore incidenza della povertà – dichiara ancora il Rapporto – la Calabria si caratterizza anche per una disuguaglianza dei redditi da lavoro superiore rispetto alla media delle regioni italiane. Secondo le nostre stime, basate su un campione di famiglie in cui la persona di riferimento è in età da lavoro e non sono presenti pensionati, la disuguaglianza dei redditi da lavoro equivalenti è nettamente superiore in Calabria rispetto alla media delle regioni italiane (22 rispetto a 10). In linea con quanto avvenuto in Italia, la disuguaglianza – spiega Bankitalia – è sensibilmente aumentata in regione rispetto al 2009; solo negli anni più recenti, anche a seguito del miglioramento della dinamica occupazionale, si è registrata una parziale riduzione».

Cresce l’occupazione

Il primo dato positivo è, invece, rappresentato dal 2,6% che indica la crescita dell’occupazione in Calabria nel 2018. Una dinamica positiva, per il terzo anno consecutivo, avvalorata dall’aumento delle ore lavorate per addetto e dalla riduzione ulteriore del ricorso alla Cassa integrazione guadagni.

«L’aumento degli addetti – rileva il rapporto – si è concentrato nei mesi primaverili ed estivi anche per effetto della stagione turistica favorevole e la situazione è leggermente peggiorata nell’ultima parte dell’anno. L’occupazione è cresciuta prevalentemente tra gli autonomi diversamente dal resto del Paese. Il tasso è risalito al 42,2% (era al 40,8 nel 2017) anche se rimane più basso rispetto ai livelli pre-crisi. A trovare lavoro solo individui in possesso di titoli di studio inferiori o pari al diploma. Resta bassa la capacità di assorbire laureati».

 Deboli ancora le costruzioni

Nel 2018 è stata confermata l’espansione del settore industriale in Calabria, seppure in maniera ridotta rispetto al 2017, un recupero debole per il settore delle costruzioni con le attività dell’edilizia residenziale che rimangono frenate dall’elevato livello di invenduto. Il comparto delle opere pubbliche risente ancora della bassa spesa per investimenti da parte delle amministrazioni pubbliche. Secondo Bankitalia è rimasto sostanzialmente stabile il valore aggiunto del settore agricolo. A caratterizzare il settore la presenza di elementi come una bassa produttività e una ridotta spesa per investimenti malgrado la presenza di un rilevante sostegno pubblico.

«La peggiore dinamica registrata in Calabria – prosegue il report – è da ricollegare, almeno in parte, alla composizione delle produzioni agricole e in particolare e all’elevato peso di olivicoltura e agrumicoltura, settori che negli ultimi anni hanno subito un forte calo». 

La spinta dell’export

Ancora in crescita, nel 2018, la fase di espansione dell’export delle aziende calabresi, che ha segnato un +15,9% a prezzi correnti. Un dato che rafforza il trend positivo in atto da quattro anni.

«La dinamica favorevole – dichiara la Banca d’Italia – ha interessato tutti i principali settori di specializzazione regionale. Con riferimento alle aree di destinazione, l’export verso i paesi Ue, che rappresenta poco meno della metà del totale, è ulteriormente cresciuto; tra i paesi extra Ue, hanno registrato un aumento le vendite verso i paesi dell’Europa centro-orientale e quelle verso il Giappone, che rappresenta il principale mercato di riferimento per l’Asia. Nel complesso rispetto al 2014 le esportazioni calabresi sono aumentate a prezzi correnti di circa il 67 per cento». La crescita dell’export calabrese è stata trainata soprattutto dall’incremento nell’esportazione di oli essenziali e prodotti per la profumeria, frutta e verdura, e mezzi di trasporto (diversi dagli autoveicoli), che insieme hanno pesato per circa i due quinti dell’aumento. In rapporto al Pil regionale, l’incidenza delle esportazioni nel 2018 è cresciuta all’1,6 per cento, permanendo ancora su livelli estremamente bassi nel panorama nazionale».

Il dinamismo del comparto turistico

Tra i “fiori all’occhiello” dell’economia calabrese è stato segnalato il comparto turistico che si è confermato tra i più dinamici in Calabria. Lo scorso anno sono cresciute del 2,7 per cento le presenze di turisti nelle strutture ricettive e l’andamento si è rivelato particolarmente favorevole per i turisti stranieri, la cui quota sul totale è salita al 23 per cento. Secondo la rilevazione della Banca d’Italia sul turismo internazionale, è cresciuta anche la spesa dei visitatori stranieri in regione. Il numero di passeggeri negli aeroporti calabresi è lievitato del 9,3 per cento. In linea con la tendenza in atto negli ultimi anni, legata ai maggiori arrivi di turisti stranieri, l’aumento è stato più intenso per i voli internazionali».

«Dopo il brusco calo del 2017 – è detto nel rapporto – sono tornati a crescere anche i passeggeri nazionali. Vi ha contribuito la riapertura, nel corso dell’estate 2018, dell’aeroporto di Crotone», mentre «continua la contrazione nello scalo di Reggio Calabria».

I dati negativi del porto di Gioia Tauro

Resta un anno da dimenticare quello rivolto al porto container di Gioia Tauro, con lo «scalo calabrese che ha segnato un nuovo calo: secondo i dati dell’autorità portuale il traffico container è diminuito del 4,9 per cento rispetto al 2017. L’andamento negativo – sostiene il rapporto – si è intensificato nel primo trimestre del 2019. Sul futuro del porto potrebbe influire la conclusione, nei primi mesi dell’anno in corso, del negoziato per la cessione al gruppo MSC del controllo completo della Medcenter Container Terminal Spa, concessionaria del terminal container. Con riguardo invece alla diversificazione delle attività nell’area, prosegue a rilento l’avvio dell’operatività della Zona economica speciale. Un fantasma quello della Zes che ancora non si è materializzato».

Le difficoltà dei Comuni

Davanti ad una condizione così complessa, molto negativi sono i dati relativi alle condizioni degli Enti locali e, di riflesso, alla vita quotidiana dei cittadini: «L’attività degli enti territoriali calabresi – sostiene BankItalia – rimane condizionata dalla difficile situazione economico-finanziaria, derivante da una pesante situazione debitoria e da diffusi disavanzi di bilancio».

«Tra i Comuni, tali problematiche – è scritto nel rapporto – hanno determinato in parecchi casi, il 15% del totale (63 Comuni), l’apertura di procedure di riequilibrio finanziario. Sulle criticità ancora irrisolte nel comparto sanitario è intervenuto il Governo con alcune recenti disposizioni». Secondo quanto emerge dall’analisi della filiale catanzarese dell’istituto centrale, «nell’ambito della parte corrente, il contenimento della spesa ha riguardato in particolare gli acquisti di beni e servizi e il costo del personale. La spesa in conto capitale è cresciuta soltanto per la Regione, anche grazie al sostegno del Programma operativo regionale 2014-2020; è invece calata per le Province e i Comuni. All’aumento dei contributi agli investimenti degli operatori privati è però corrisposto un ulteriore calo degli investimenti in opere pubbliche. Dal lato delle entrate, gli enti territoriali calabresi restano maggiormente dipendenti dai trasferimenti dalle Amministrazioni centrali, anche a causa della bassa capacità di riscossione delle entrate proprie. Da quest’anno gli enti interessati, inoltre, potrebbero tornare a ricorrere ad ulteriori incrementi nelle aliquote tributarie, a seguito dello sblocco della leva fiscale locale concesso dal legislatore».

Spicca la situazione di bilancio delle Province che risulta peggiore del resto del Paese, mentre tre enti calabresi su cinque hanno evidenziato un disavanzo di bilancio. Gran parte del disavanzo degli enti territoriali calabresi – è detto nel rapporto – è imputabile al comparto dei Comuni, i cui equilibri di bilancio hanno in parte risentito, più che nel resto del Paese, di rilevanti accantonamenti al fondo crediti di dubbia esigibilità, connessi anche alla bassa capacità di riscossione degli enti. Solo il 43 per cento dei Comuni calabresi è riuscito a ottenere un avanzo di bilancio, pari in media a 80 euro per residente. Il 47 per cento dei Comuni ha invece evidenziato un disavanzo che, in media, è stato di 524 euro pro capite, mentre la quota restante ha conseguito un saldo di bilancio nullo. Risultato: alla fine del 2018 un elevato numero di Comuni si trovava in situazione di criticità finanziaria tale da richiedere la procedura di riequilibrio finanziario.

«In Calabria – rileva Bankitalia – le diverse forme di criticità finanziaria, nel loro complesso, sono significativamente più diffuse rispetto alla media nazionale. Alla fine del 2018, 63 Comuni manifestavano uno stato più o meno accentuato di crisi, 31 avevano dichiarato lo stato di dissesto, 29 avevano avviato la procedura di riequilibrio finanziario e 4 versavano in condizioni di deficit strutturale (tra questi, uno aveva in corso anche una procedura di riequilibrio o di dissesto). La quota di popolazione residente nei Comuni caratterizzati da qualche forma di criticità era pari al 37 per cento, a fronte di circa il 25 e il 10 per cento rispettivamente nel Mezzogiorno e in Italia. Su tale dato, incideva significativamente la presenza, tra gli enti in pre-dissesto, dei Comuni di Cosenza, Lamezia Terme e Reggio Calabria».

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