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EGREGIO direttore, sono sempre stato, e sempre lo sarò, un sostenitore della libertà di informazione, soprattutto quando ad essere trattate sono le vicende che ruotano attorno a persone che ricoprono incarichi pubblici. Un principio che vale per tutti, e dunque anche per me, ed al quale non intendo in alcun modo sottrarmi. Ma vengo al dunque. Ho ritenuto eccessiva, l’esposizione giornalistica su fatti che mi riguardano ospitata dalle colonne del Quotidiano, poiché in merito ho già ampiamente avuto modo di chiarire la mia posizione ed il mio ruolo. Tuttavia colgo l’occasione per chiarire, ancora una volta, alcune circostanze citate dal suo giornale.

È vero, ed è cosa assai nota, che la famiglia Giglio-Sarlo mi ha sostenuto in campagna elettorale, come  è altrettanto vero che il giudice Giglio e la signora Sarlo (con la famiglia di quest’ultima ci sono rapporti di amicizia ultradecennali) mi hanno invitato nella propria abitazione durante la campagna elettorale per un incontro con alcuni loro amici e parenti. Ed è proprio in questa circostanza che ho incontrato, per la prima volta, il giudice Giglio che conoscevo, fino in quel momento, soltanto di nome. In tale occasione escludo categoricamente la presenza del signor Lampada che, torno a ripetermi, ho conosciuto solo successivamente ed in modo del tutto casuale. Non escludo, per come asserisce la Squadra mobile, la possibilità che il signor Lampada fosse nei paraggi dell’abitazione del giudice Giglio, ma non certo per motivi legati alla mia campagna elettorale. Qualche giorno dopo sono stato contattato telefonicamente dal dottor Vincenzo Giglio (cugino del magistrato) che mi invitava per un saluto, in un ristorante di Reggio Calabria, dove lui si intratteneva con alcuni amici. Solo in quella circostanza mi è stato presentato il signor Lampada in qualità di noto ed apprezzato imprenditore che, avendo lasciato da anni Reggio Calabria, attualmente operava su Milano. Non chiesi nemmeno di cosa si occupasse. Mi sono semplicemente soffermato per un po’ a chiacchierare con i presenti, alcuni dei quali già di mia conoscenza altri no, per poi rientrare a casa. Le foto pubblicate dal Quotidiano, probabilmente, sono riferibili proprio a questo momento di congedo all’uscita del ristorante. In ambito politico è consuetudine assai diffusa e riconosciuta salutarsi anche con un abbraccio. Come già ampiamente riportato dagli organi di informazione, e anche dal Quotidiano, sono stato sentito dalla Procura di Milano come persona informata sui fatti e non come indagato. Ciò avveniva nel dicembre dello scorso anno e non certamente qualche settimana fa. Il magistrato delegato dalla dr.ssa Boccassini ha voluto conoscere esclusivamente i miei rapporti con il giudice Giglio, con la signora Sarlo e con il collega Morelli, senza alcun accenno al resto della vicenda giudiziaria. Per quanto attiene alle “frequentazioni” lascio che a parlare siano la mia storia professionale, politica e personale, e quella della mia famiglia e dei miei amici. 

Con la stima di sempre 

Luigi Fedele

Ringrazio l’assessore regionale Fedele per la chiarezza e la precisione delle sue spiegazioni. Ne sottolineo soprattutto lo stile che, come si sa, non è acqua. Manca nella sua lettera una sola cosa. Il gesto di sensibilità, sempre che non lo abbia già fatto (ma crediamo di no altrimenti sicuramente ne avrebbe riferito), che avrebbe dovuto compiere, vista la materia trattata, rassegnando nelle mani del Governatore Scopelliti le sue dimissioni. Poi sarebbe stato quest’ultimo, valutata la situazione, a decidere se respingerle o meno. 

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La Redazione Calabrese della Rai ha subito un duro attacco sul piano professionale da “ Il Quotidiano della Calabria” con un articolo pubblicato in prima pagina il 26 luglio. Siamo stati accusati di aver letto, in un nostro Tg, un servizio esclusivo del Quotidiano sull’ex assessore regionale Naccari a cena con un boss. Questa affermazione non è vera. Non si trattava di uno scoop del Quotidiano, visto che la notizia era stata già pubblicata l’8 dicembre 2011 su “Calabria Ora”. E’ evidente che non esiste la titolarità esclusiva di un giornale sulle notizie. La Redazione della Tgr Calabria ha deciso di inserire quelle riguardanti Naccari in un pezzo più ampio sui rapporti tra mafia e politica, dopo aver visionato atti giudiziari. Il nostro servizio era completamente diverso da quello del Quotidiano, per contenuti, stile e forma. Ci meraviglia, perciò, questo attacco immotivato nei confronti di tutta la nostra Redazione e che respingiamo. Chiediamo la pubblicazione di questa nota con la stessa rilevanza data all’articolo del 26 luglio scorso. 

Il Comitato di Redazione della Tgr Rai Calabria 

Dino Gardi 

Carla Monaco 

Cesare Passalacqua 

Arrampicarsi sugli specchi è pericoloso perché si può scivolare e farsi male. L’8 dicembre scorso tutti i giornali (ovviamente anche il Quotidiano: vedasi pagina 14 di quel giorno) hanno ripreso una nota dell’Ansa con la quale tre consiglieri regionali del Pdl sostenevano (sottolineo, sostenevano) che l’assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi era stato a cena con Lampada. Dunque, nessuna “titolarità esclusiva”, che è un po’ ridicola se riferita ad una nota dell’Ansa e per di più ad un comunicato di tre esponenti politici. Ma, prendendo per buona la spericolata affermazione dei colleghi del Cdr della Tgr Rai Calabria, ci si chiede: se la notizia era vecchia perché di grazia loro l’hanno ripresa il 25 luglio? Evidentemente il servizio pubblicato quella mattina dal “Quotidiano”, come anche un praticante giornalista alle prime armi sa, era esso sì una notizia perché dava conto di una documentata informativa della Polizia e non di una segnalazione di politici per quanto informati. Tanto che poche ore dopo, nell’edizione delle 14 della Tgr Calabria, si dava notizia, con estrema fedeltà al servizio del “Quotidiano”, del contenuto di quella informativa, definita anche dalla Tgr “documentata”. Ora il Cdr sostiene che sono stati visionati gli atti giudiziari e che non è stato copiato, senza citare la fonte, l’articolo del “Quotidiano”. Ce ne rallegriamo e prendiamo atto che questo approfondimento è avvenuto dopo sette mesi e mezzo di silenzio e, solo per un caso, qualche ora dopo la pubblicazione dell’articolo del Quotidiano. 

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 Nelle pagine di cronaca di Cosenza tra giovedì e venerdì abbiamo pubblicato un servizio su tutte le consulenze decise in questi mesi dall’amministrazione comunale di Cosenza e un’intervista al sindaco Mario Occhiuto che ha risposto e spiegato le sue ragioni. Ne consigliamo la lettura soprattutto a chi non acquista l’edizione di Cosenza del Quotidiano andando sul nostro sito dove sono pubblicate l’uno e l’altra, soprattutto vi invitiamo a leggere l’intervista. Vera, dura, esemplare. L’intervistatrice e l’intervistato non si fanno complimenti, le domande sono precise e incalzanti, le risposte chiare e non evasive. Ne parlo perché mi ha colpito la decisione del sindaco Occhiuto, che peraltro non è un politico e, quindi, è poco aduso ai giochi di parola e agli equilibrismi tattici, di sottoporsi ad un’interrogazione su temi anche molto delicati e perfino personali. Io credo che ne sia uscito molto bene dando un esempio di trasparenza e di verità nei confronti dei cittadini che lo hanno messo a quel posto. E anche di coraggio tenuto conto che nel panorama politico sono rare le persone che ne mostrano anche solo un pochino. 

 

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